Settimana liturgica nazionale: mons. Napolioni (Cremona), “tocca a noi rimetterci in cammino gli uni verso gli altri”

“La fede di tutti noi è sempre incompleta, un po’ immatura e chiamata ad accogliere con stupore il dono di grazia che sta anche nel volto del fratello”. Così il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, nell’omelia dell’ultima giornata della 71ª Settimana liturgica nazionale, che si è aperta giovedì 26 agosto nella cattedrale di Cremona con la celebrazione eucaristica.
A concelebrare insieme al vescovo di Cremona erano presenti anche mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente del Centro azione liturgica, mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema e delegato Cel per la liturgia e la catechesi, e mons. Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona.
Durante la celebrazione, nel giorno in cui ricorre l’anniversario della fondazione della cattedrale, si è pregato per la Chiesa cremonese in tutte le sue articolazioni e componenti: sono state proprio loro, infatti, ad animare la preghiera dei fedeli. La processione d’ingresso ha preso le mosse dalla sagrestia capitolare, dove è conservata la lapide che attesta la fondazione della cattedrale il 26 agosto 1107.
Nella sua omelia, mons. Napolioni, a partire dalla lettura del giorno, ha riflettuto sulla Chiesa: “Voglia Dio stesso, il Signore Gesù, guidare il nostro cammino verso di voi: non una Chiesa che attende il ritorno, ma una Chiesa che ritorna per le strade, ritorna accanto agli uomini, alle donne, alle famiglie, ai ragazzi, a chi soffre, a chi è disperato, a chi nega, a chi si arrabbia”.
Il vescovo di Cremona ha quindi proseguito nella sua riflessione: “Questa è la chiamata che il Signore oggi volge anche a noi anche grazie alle riflessioni che abbiamo condiviso: la prospettiva è la venuta del Signore Gesù, il quale ci invita a vigilare. Tocca a noi rimetterci in cammino gli uni verso gli altri”. E ancora: “Vegliare non significa controllare e aspettare ansiosamente, ma scorgere e riconoscere in ogni frammento di umanità e in ogni sussulto di vita quella presenza del Cristo che sta Lui venendo incontro a noi”.
“Il servo fidato nell’attesa – ha concluso mons. Napolioni – è colui che nutre i compagni di viaggio, dà loro il cibo a tempo debito e non li percuote: credo sia un messaggio chiaro per la Chiesa che ha la fatica di rimettersi in cammino e la tentazione di giudicare, di guardarsi solo indietro e, invece, ha la possibilità di spartire questo pane, la persona stessa di Gesù che ci viene incontro nel tempo e ci manifesta il suo volto nel volto dei fratelli e ci permette di essere nutriti dal pane del cammino in attesa della sua pienezza di presenza e comunione”.

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