Natale: mons. Ghizzoni (Ravenna-Cervia), “trasmettere la propria esperienza positiva, la speranza nel Signore”

Di fronte alle difficoltà legate all’emergenza da Covid-19, “ragionevolezza, buon senso, attenzione alla realtà più che alle interpretazioni suggestive di personaggi vari, spesso poco qualificati, sono prevalsi nella maggioranza dei nostri concittadini, anche tra i fedeli, ma è rimasta una piccola minoranza chiusa nei propri ragionamenti ormai cristallizzati. Come aiutare questi fratelli e sorelle, senza fomentare il conflitto, anche nella comunità cristiana?”. È la domanda che pone mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, nei suoi auguri natalizi. “Il cammino sinodale – ricorda il presule – ci indica prima di tutto di ascoltare, e non solo i ‘ragionamenti’ dell’altro, ma anche il cuore: cosa sta muovendosi nell’intimo della persona? Cosa lo impaurisce, lo mette in ansia, gli genera quella sfiducia che blocca i rapporti con gli altri? Quando uno arriva a negare la realtà più evidente, come rimedio estremo, deve avere una sofferenza interiore molto forte”.
Poi “ci è chiesto di tentare la via del dialogo, soprattutto a livello personale, perché in un clima di fiducia e di rispetto per la stima che l’altro comunque merita, si possa trasmettere la propria esperienza positiva, la propria speranza nel Signore che continua a venire sempre e ovunque tra noi, la propria modalità di stare nella situazione di incertezza e di rischio accettandola e affrontandola con l’aiuto delle persone più vicine e dei mezzi a disposizione, anche se non perfetti o risolutivi, come i vaccini”. L’arcivescovo chiarisce: “Sono persone, sono fratelli e sorelle, che devono vedere dai nostri atti e sentire dal nostro calore, che vogliamo più bene a loro che ai loro ragionamenti e nonostante quelli, che non vogliamo espellerli dal villaggio come i lebbrosi del tempo di Gesù, ma toccarli e invocare dal Padre il dono della fiducia che, anche nelle più drammatiche situazioni, è la via che salva. La fede fiduciale, sia nel rapporto con Dio sia con il prossimo, ci permette di credere che siamo amati e possiamo affidarci a chi ci ama: sia al Signore che si è fatto Piccolo proprio per non spaventarci o umiliarci con la sua grandezza, sia ai fratelli che vogliono il nostro bene e si prendono cura di noi”.
Di qui l’invito a chiedere allo Spirito del Signore: “Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme”.

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