Piano Trump pace Medio Oriente: vescovi Usa, israeliani e palestinesi “gli unici protagonisti in grado di trovare risoluzione comune”

(da New York) Con una lettera indirizzata al segretario di Stato Mike Pompeo, il presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale statunitense esprime perplessità sul piano di pace per il Medio Oriente presentato dal presidente Donald Trump. Mons. David J. Malloy mette in guardia il segretario di Stato dal continuare un’ingerenza negli affari interni del Paese senza che israeliani e palestinesi riconoscano la reciproca legittimità. “Sono loro i protagonisti e gli unici in grado di risolvere le differenze e concordare una risoluzione comune all’impasse cronica – spiega mons. Malloy – . Pur riconoscendo il ruolo significativo svolto dagli Stati Uniti, questi attori devono negoziare direttamente tra loro con il sostegno della comunità internazionale, affinché possano trovare un giusto compromesso, che tenga conto delle legittime aspirazioni dei due popoli”.
I vescovi dicono di essere “preoccupati che “Peace to Prosperity” (il piano di pace) faccia delle proposte senza che queste condizioni siano soddisfatte” e invitano gli Stati Uniti e tutte le altre parti interessate, “che offrono consulenza e aiuti, a farlo in qualità di collaboratori per rafforzare l’accordo bilaterale tra le due entità principali”.
La Conferenza episcopale statunitense continua a ribadire la soluzione dei due Stati e “il diritto dello Stato di Israele a vivere in pace e sicurezza all’interno dei confini riconosciuti dalla comunità internazionale. Un diritto che allo stesso modo appartiene al popolo palestinese, le cui aspirazioni legittime devono essere riconosciute, rispettate e attuate”. Mons. Malloy è consapevole che quello di Trump è solo uno dei tanti tentativi offerti per superare decenni di diffidenze, ma spera che si prendano in considerazione alcune “verità fondamentali” come punto di partenza per i progressi desiderati nei negoziati, tra cui il riconoscimento reciproco degli attori in campo e la libertà religiosa preziosa per ebrei, cristiani e musulmani, ai quali la guida di entrambe le nazioni dovrebbero garantire piena possibilità di esercitare e professare la propria fede, siano essi residenti o pellegrini.

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