Coronavirus: Cauda (Policlinico Gemelli), “giusto coltivare le speranze per il trattamento ma ci vuole moltissima cautela”

Di fronte all’epidemia da coronavirus “è giusto coltivare le speranze per il trattamento ma ci vuole moltissima cautela”. A lanciare il monito in un’intervista al Sir è Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. Una signora thailandese trattata con un cocktail di un farmaco antinfluenzale più due farmaci antivirali avrebbe avuto – secondo quanto riferito da fonti mediche thailandesi –  un miglioramento clinico in 12 ore e la scomparsa del virus in 24; esperimenti in vitro dimostrerebbero la capacità di alcune molecole di inibire il virus: “La scienza si sta muovendo ma occorre chiarire che anche se alcune molecole hanno funzionato in vitro inibendo il virus, non è detto che funzionino in vivo nei pazienti. Non è possibile traslare automaticamente ciò che si vede in provetta a ciò che si potrebbe vedere domani nell’uomo”, la puntualizzazione dell’esperto. “Ragionevole e opportuna, utile a mantenere alto il livello di attenzione” la dichiarazione di stato di emergenza nazionale per rischio sanitario. Del resto, argomenta, “quando esiste, come ora in Italia, un rischio epidemia, qualunque cosa si faccia, o si è accusati di avere fatto troppo o, al contrario, di aver fatto troppo poco. Per me è preferibile fare troppo piuttosto che omettere qualcosa. Le persone non vanno né falsamente rassicurate, né eccessivamente allarmate. Occorre informare in maniera pacata e costruttiva sulla reale entità del rischio”. Bene l’arruolamento dei medici di medicina generale per fronteggiare il rischio epidemia: “Non possiamo escludere, anche se nessuno se lo augura, un eventuale allargamento della situazione. In questo caso potrebbero dover entrare in campo più player. Oltre all’Istituto Spallanzani, da subito in prima linea svolgendo come sempre un lavoro egregio, è importante avere coinvolto anche i medici di medicina generale che si sono già dotati di linee guida per la gestione della malattia”.

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