Mutilazioni genitali femminili: Unicef, 200 milioni di ragazze e donne ne sono state vittime; 4 milioni a rischio. Zero mutilazioni entro il 2030

Arrivare a zero mutilazioni genitali femminili entro il 2030. È il traguardo fissato da Unfpa, Unicef, Un Women e Who. Oggi, Giornata internazionale di tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili, i direttori generali delle quattro agenzie – rispettivamente Natalia Kanem, Henrietta Fore, Phumzile Mlambo-Ngcuka e Tedros Adhanom Ghebreyesus – sostengono che è tempo di raggiungere questo obiettivo previsto dall’Agenda degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030. “Anche se negli ultimi 30 anni sono stati fatti importanti progressi per eliminare la pratica – si legge in una dichiarazione congiunta -, nel mondo oggi vivono circa 200 milioni di ragazze e donne che sono state vittime di mutilazioni genitali” ma “i giovani di oggi possono giocare un ruolo importante nel porre fine alla pratica”. Di qui l’importanza di “includere i giovani come partner quando si definiscono e realizzano piani di azione nazionali, costruendo relazioni con le organizzazioni e i network giovanili”, dando maggiore potere e consapevolezza ai giovani per “portare avanti compagne di comunità che sfidino norme sociali e riti e coinvolgano uomini e giovani come alleati”. Ma questo, prosegue la dichiarazione, richiede “una leadership e impegni politici forti”. Le quattro agenzie Onu richiamano l’impegno assunto lo scorso anno al Summit Icpd25 a Nairobi da governi, società civile, organizzazioni religiose e aziende private a porre fine a violenze di genere e mutilazioni genitali femminili nell’arco di 10 anni. A marzo, saranno 25 anni dalla Piattaforma per l’azione di Pechino, l’impegno globale per i diritti delle donne in 12 aree critiche. “Ora è tempo di investire, rendere gli impegni politici azioni concrete. Ora è tempo di fare di più, meglio e più velocemente per porre fine alla pratica una volta e per tutte. Ora è tempo di mantenere la nostra promessa” di “raggiungere zero mutilazioni genitali femminili entro il 2030”, conclude la dichiarazione.

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