Don Andrea Santoro: la sorella Maddalena, “un sacerdote capace di costruire ponti verso l’Oriente”

(foto Agenzia Romano Siciliani)

“Il frutto più maturo della vita di Andrea è stato e resta l’amore per Gesù e per i fratelli!”. Maddalena Santoro, sorella di don Andrea, ricorda così il sacerdote romano “fidei donum” ucciso il 5 febbraio 2006 nella chiesa di S. Maria a Trabzon (Trebisonda) mentre pregava avendo tra le mani la bibbia in lingua turca, trapassata da uno dei proiettili che lo colpirono ai polmoni. “Fin dalle sue prime esperienze come prete e parroco a Roma, dal centro alla periferia, è sempre stato un sacerdote e un uomo attento agli ultimi. E gli ultimi – prosegue Maddalena – non erano solo i poveri, i malati, gli anziani o coloro che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese. Per Andrea gli ultimi erano tutti coloro che per scelta o per difficoltà di relazione vivevano ai margini della sua parrocchia. Meglio potrei dire, ai margini del suo raggio d’azione, della sua pastorale, sempre inclusiva. Quante persone apparentemente senza problemi di lavoro o di salute e quante coppie con o senza figli sono state avvicinate da lui, sono entrate nel suo cuore e attraverso il suo cuore offerte a Dio. Oggi in molti lo ricordano per quella sua voglia di ascoltare, di non abbandonare, di avvicinare chiunque avesse bisogno di una parola, di un sostegno, di un momento di ascolto”. A Trabzon, in modo particolare, “ha continuato ad occuparsi degli ultimi, impegnandosi a promuovere il dialogo”. “Non in senso intellettuale – sottolinea Maddalena – ma come presenza, accoglienza e ascolto dell’altro”. Animato dal grande amore per la Parola di Dio e per quella terra, don Andrea “ha fatto suo il desiderio del Padre: che tutti gli uomini siano salvi. Dalle Sacre Scritture ha saputo trarre una lettura sapienziale della vita, conducendo una vita ordinaria, guidato da una spiritualità semplice, vicina a quella dei Piccoli Fratelli di Gesù. In lui era vivo il desiderio di imitare la vita di Gesù a Nazareth. Traduceva tutto in silenzio e preghiera, accogliendo tutti, restando vicino alla gente. Sono molti – continua – coloro che si recano nella chiesa di Santa Maria per pregare davanti ai suoi oggetti, per ricordare quel sacerdote che costruiva ponti verso l’Oriente”. Proprio nella sua chiesa a Trazbon aveva cercato di realizzare una piccola comunità di persone riunite intorno al desiderio comune di trovare Dio. “Oggi – aggiunge – sono molti i non cristiani, in particolare iraniani, che si avvicinano alla piccola comunità nata grazie anche al sacrificio di Andrea”. Una comunità composta dal parroco attuale, insieme a tre religiose, la terza giunta proprio oggi, giorno dell’anniversario della morte. “Questo – conclude la sorella di don Andrea – è il frutto del suo impegno e della sua testimonianza di fede e preghiera”.

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