Pasqua: mons. Solmi (Parma), “non possiamo tacere l’annuncio che fa camminare con i crocifissi del mondo e apre un modo nuovo di essere e di vivere”

“Non ha fatto molta confusione per le strade del centro città la Via Crucis, promossa dalla Caritas e dagli enti caritativi, è passata semplice, solenne, orante. Qualcuno si è alzato, ha fatto il segno della croce o ha allungato l’anima con il cellulare. Qualcuno è rimasto impassibile. Forse infastidito. La preghiera, similmente al braccio orizzontale della croce, ha raccolto i crocifissi del mondo”. Lo sottolinea, mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma, nell’editoriale dell’ultimo numero di “Vita nuova”. “La croce di chi vive nei Paesi in guerra, il peso della malattia e dell’anzianità, della reclusione, della tratta, del terremoto, della povertà, dei migranti. Non un elenco di situazioni, ma condizioni e persone che abitano anche Parma, verso le quali da tempo è intessuto un rapporto di aiuto e di sostegno, che non può calare d’intensità e, anzi, richiede di aprirsi a nuovi tentativi di risposta. Una relazione reciproca, perché il bene, la carità non è mai a senso unico”, osserva il presule, per il quale sono “situazioni che scavano dentro alle coscienze, appelli a scelte nuove che ci eravamo ripromessi quando il Covid picchiava forte e ci sentivamo tutti un po’ più buoni. Non sono quindi riconducibili al superficiale cliché della Via Crucis dei poveri, ma con i poveri portano a guardare la croce non solo dolorosa, ma anche quella gloriosa della risurrezione”. Perché, evidenzia il vescovo, “al centro di tutto resta la realtà che cambia la storia e il mondo: Gesù di Nazareth non solo è esistito, ma esiste! È vivo! È il passaggio della Pasqua che la Chiesa non può tacere, mentre cammina, non solo nella Via Crucis cittadina, con tutti i crocifissi del mondo. Il ‘con’ indica che sono dentro di lei, sono la Chiesa. Può essere sopportata questa azione, per alcuni è lodevole e da ammirare, anche da imitare in uno slancio sincero di volontariato”. Ma, avverte mons. Solmi, “come in un nuovo areopago, rimane il rischio che sulla risurrezione ‘ti ascolteremo un’altra volta’, perché sfugge al possesso che oggi si cerca ovunque e porta a guardare a ‘Colui che hanno crocifisso’ insieme ai poveri, che cercano una speranza, e a sua Madre che – stando martire dolorosa sotto la Croce – sa vera la promessa della Risurrezione, all’alba della Pasqua”. Il vescovo conclude: “‘Noi non possiamo tacere’ con gli apostoli l’annuncio che fa camminare con i crocifissi del mondo e apre un modo nuovo di essere e di vivere, sia pure nel cammino della fede e non ancora nella visione. L’augurio della buona Pasqua affonda in questa realtà per avvolgere le nostre vite, il nostro mondo nel Nuovo che, solo Chi è risorto, può dare”.

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