Una folla, scandita dai tasselli colorati degli ombrelli, ha riempito piazza San Pietro. Nonostante il maltempo il popolo di Dio, venuto da tutto il mondo non si è fatto scoraggiare. Il pontefice ha incentrato il suo discorso sul grido di Gesù sulla croce “Gridare è dire che ci siamo, che non vogliamo spegnerci nel silenzio, che abbiamo ancora qualcosa da offrire”. In piazza ad ascoltare le parole di Leone Melly Acaña che arriva da Richmond, in California, in viaggio con padre Morales e altri 55 fedeli, in un pellegrinaggio mariano. Ha consegnato al papa la foto dei suoi due figli, due gemelli di dieci anni, con problemi di autismo. Racconta con speranza “che hanno bisogno delle preghiere del papa”. È convinta che Leone “vedendo la foto dei miei due figli abbia per loro una benedizione speciale”. Tra la folla anche suor Silvia, delle Suore adoratrici del Santissimo Sacramento, “sono qui con le altre Juniores italiane per un periodo di formazione. Abbiamo scelto di venire ad ascoltare il Papa nonostante le condizioni meteo sfavorevoli”. È rimasta colpita da “i gesti del papa commoventi, belli. Lo fanno sentire vicino, uno di noi”. L’ascoltare le parole del pontefice in altre lingue le ha fatto “sentire quanto la Chiesa sia per tutti, aperta verso il mondo”. Della giornata di oggi le resta “il senso di fratellanza, di unione con gli altri fedeli”, ma anche “i messaggi di speranza e di pace che il papa continua a mandare in tutte le lingue. L’urlo di Gesù sulla croce ci dice che bisogna gridare per fare qualcosa per la pace. Un grido che speriamo sia ascoltato nel mondo”.