
Preoccupazione per la guerra in corso tra Israele e Iran e per le sue ripercussioni sulla regione è stata espressa dal Sinodo dei vescovi maroniti, che si è chiuso oggi 14 giugno, presso la sede patriarcale di Bkerke, sotto la presidenza del card. Bechara Boutros Rai, patriarca di Antiochia dei maroniti. Nella dichiarazione finale il Sinodo ha chiesto la fine della guerra e “il ritorno alla logica del dialogo e delle soluzioni diplomatiche”, ed espresso “ferma condanna” di ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania da più di un anno e otto mesi, chiedendo “alla comunità internazionale e alle persone di buona volontà di fare pressione su tutte le parti in conflitto affinché dialoghino per raggiungere un cessate il fuoco definitivo in vista dell’inizio dei negoziati sulla base del riconoscimento della soluzione dei due Stati in conformità con la Risoluzione 181 del Consiglio di Sicurezza”. I vescovi maroniti hanno anche parlato dei crescenti bisogni delle loro comunità in Libano, Siria e Terra Santa alla luce delle difficili condizioni economiche, finanziarie, sociali e di sicurezza provocate dai conflitti in Medio Oriente. Per quanto riguarda la Siria il Sinodo ha auspicato che “le nuove autorità costruiscano uno Stato di diritto, cittadinanza e democrazia sulla base dell’unità, della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza e del rispetto per tutte le componenti della società siriana”. Espressa anche la speranza che “la revoca delle sanzioni finanziarie ed economiche influenzi positivamente la sicurezza, la stabilità e l’unità del popolo della Siria, e possa garantire opportunità di lavoro e di crescita economica con positive ricadute nella popolazione sfollata, in particolare in Libano, invogliata a fare ritorno in Siria per contribuire alla ricostruzione del Paese”. Non è mancato, infine, un cenno alla situazione politica interna libanese che, per i vescovi maroniti, vede emergere dall’inizio di quest’anno “segnali di speranza” con l’elezione di un presidente della Repubblica, la nomina di un primo ministro e la formazione di un nuovo Governo. “Tutti hanno promesso di costruire lo Stato di diritto e di ridare fiducia ai libanesi” sottolinea il Sinodo maronita che auspica anche “un cambio di passo, più spedito, nelle riforme, nella nomine nella pubblica amministrazione, nella magistratura e nelle istituzioni militari e di sicurezza, e nell’assumere le decisioni giuste e coraggiose specialmente quelle volte a fronteggiare la lotta alla corruzione”.