Morte di Satnam Singh: Anmil, “serve una riflessione corale su condizione lavoratori immigrati”

“Esprimiamo grande soddisfazione per la decisione della Corte d’Assise di Latina che ha ancora una volta riconosciuto la piena legittimazione di Anmil (Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) a costituirsi parte civile nel processo per la tragica morte di Satnam Singh. Un procedimento simbolico sul fronte delle morti sul lavoro e del caporalato in cui alla violazione deliberata delle norme antinfortunistiche nel lavoro agricolo si è aggiunta una condotta dolosa finalizzata a nascondere la reale dinamica dell’infortunio”. Lo afferma il presidente nazionale dell’Anmil, Antonio Di Bella.
“Le agromafie e, in generale, lo sfruttamento dei lavoratori per lo più immigrati in agricoltura è un tema lasciato ai margini del dibattito civile”, spiega la coordinatrice del Gruppo di lavoro Anmil “Immigrati e nuovi italiani” Victoria Godovanyuk.
“Vicende che oltrepassano la concezione di umanità come quella che ha coinvolto Satnam Singh e i suoi familiari popolano l’Italia nei meandri più oscuri, nel sommerso appunto, della nostra società”, aggiunge Godovanyuk, perugina d’adozione ma di origini russe e invalida del lavoro dal 2011, per la quale la morte di Satnam “impone all’attenzione pubblica una riflessione corale che il nostro Gruppo di lavoro porterà come monito ai tanti lavoratori immigrati che non hanno padronanza degli strumenti volti a far valere i propri diritti nei luoghi di lavoro”.
“Anmil è l’unica Associazione nazionale, insieme agli enti territoriali, ai sindacati e all’Inail ad essere stata ammessa nel giudizio”, spiega il legale dell’Anmil, Massimiliano Gabrielli, che rappresenta l’Associazione al processo. “Ben cinque altre Associazioni sono state escluse per mancanza di legittimazione a rappresentare gli interessi dei lavoratori come categoria Questo riconoscimento – conclude Gabrielli – conferma l’importanza del ruolo istituzionale di Anmil nella promozione della sicurezza sul lavoro e nella tutela concreta delle vittime e dei loro familiari”.

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