Ecuador: accantonato progetto di legge sulla libertà religiosa, la soddisfazione della Conferenza episcopale

“Riteniamo giusto che la Commissione per i Diritti collettivi, comunitari e interculturali dell’Assemblea nazionale, dopo le reazioni e le pressioni della società, abbia deciso di accantonare il progetto di legge quadro sulla Libertà religiosa e l’uguaglianza, presentato da un gruppo di membri dell’Assemblea, che hanno persino diffuso informazioni false sulla Chiesa cattolica in Ecuador”. Lo afferma, in una nota diffusa ieri, e pervenuta al Sir, la Conferenza episcopale ecuadoriana, la quale ha preso atto della decisione di non precedere ulteriormente all’esame e al voto di un disegno di legge, presentato dalla deputata Esther Cuesta, che proponeva ferrei controlli, anche di tipo economico, sulle organizzazioni religiose destinatarie di fondi pubblici.
Argomentano i vescovi: “Qualsiasi norma giuridica che garantisca il libero esercizio della fede religiosa è di per sé lodevole e merita un’attenzione responsabile. Il problema sorge quando una legge va contro ciò che cerca di difendere, la libertà e l’uguaglianza, e ancor più quando i suoi difensori usano epiteti e denigrano, in questo caso, una particolare tradizione religiosa, il cattolicesimo. Non solo queste persone hanno espresso la loro ignoranza giuridica (le relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato ecuadoriano sono regolate dal 1937 dal Modus Vivendi, un accordo internazionale) ma anche la loro negazione della realtà. Quello che è successo nella presentazione del progetto di legge ha attaccato e violato i diritti del 70% dei cittadini ecuadoriani che si dichiarano cattolici. Essere cattolici è un crimine? I cattolici meritano un trattamento così aggressivo e sprezzante? Perché non siamo stati invitati a partecipare alla stesura di questa legge? È questo un atteggiamento democratico?”.
Prosegue la nota: “Non solo è una delle istituzioni con il più alto livello di credibilità nella nostra società, ma nei momenti più conflittuali della vita politica, dal ritorno alla democrazia, abbiamo contribuito alla pace, al dialogo e alla riconciliazione nel nostro Paese in modo decisivo”. La fede cristiana “non si vive solo nella sfera privata, ma ha una dimensione sociale e pubblica irrinunciabile. Forse è per questo che, purtroppo, ci sono persone e gruppi che sono così disturbati dalla nostra azione e dalla nostra voce”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi