“Sono complessivamente 30.704 i beni mobili recuperati, per i quali sono stati messi a disposizione 24 depositi, mentre ammonta a 5.109 il numero degli edifici danneggiati (chiese, palazzi, manufatti)”. Sono i numeri che danno idea delle dimensioni dell’opera di recupero, messa in sicurezza e restauro in atto nel cratere del sisma che nel 2016 devastò l’Italia Centrale. Lo ha dichiarato Guido Castelli, Commissario Straordinario al sisma 2016 che oggi a Roma ha preso parte al convegno “Beni culturali e catastrofi naturali: idee per la tutela”. “L’Italia custodisce uno straordinario patrimonio storico e artistico e, al contempo, il suo territorio è caratterizzato da una estrema fragilità. Questi fattori determinano l’esigenza di garantire la massima sicurezza a tutela dei nostri beni culturali” ha spiegato il Commissario che ha ringraziato Alessandro Giuli, ministro della Cultura e Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile, per il loro impegno nei confronti dell’Appennino centrale. “Questo vasto territorio, infatti, ha subito gli effetti catastrofici di una sequenza sismica che non ha risparmiato neppure il ricchissimo patrimonio culturale compreso al suo interno”. Castelli ha annunciato la creazione di ulteriori quattro depositi, uno per ciascuna regione del sisma 2016. Si tratta, ha aggiunto, di “poli innovativi per la conservazione e il restauro che sono strategici per il rilancio culturale e la rigenerazione dell’Appennino centrale, la cui realizzazione deve procedere di pari passo con la ricostruzione materiale. In particolare, grazie alle risorse del Piano complementare sisma, stiamo finanziando i lavori presso le ex Casermette a Camerino, per l’ampliamento del deposito di Santo Chiodo, a Spoleto, e per la realizzazione di nuovi depositi a Rieti e l’Aquila. Il nostro patrimonio di bellezza, cultura e tradizioni – ha concluso – rappresenta un valore aggiunto di enorme valore, che abbiamo il dovere di conservare e tramandare alle future generazioni”.