Giubileo: mons. Morandi (Reggio Emilia-Guastalla), “lasciarsi riconciliare con Dio”

Una moltitudine di fedeli, nel pomeriggio di domenica 29 dicembre, a Reggio Emilia ha gremito dapprima la basilica di San Prospero e, dopo essere sfilata processionalmente per le vie del centro, ha raggiunto il battistero e successivamente la cattedrale attraversando la “porta santa” per partecipare con l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, alla solenne apertura diocesana del Giubileo.
Un rito che costituisce il preludio di un’esperienza di grazia e deve essere segno di speranza in un tempo di guerre e dolori.
Nell’omelia della solenne Eucarestia, concelebrata dall’arcivescovo emerito Paolo Rabitti, dal vicario generale, mons. Giovanni Rossi, e da decine di presbiteri, mons. Morandi, commentando il brano del Vangelo di Luca in cui Gesù nel tempio di Gerusalemme proclama la sua missione di “occuparsi delle cose del Padre mio”, ha sottolineato che essa consiste nel rivelare l’amore misericordioso di Dio, come fece il padre misericordioso della parabola del figlio prodigo: gli corse incontro e lo abbracciò. Nessun può andare perduto – ed ecco l’immagine del buon pastore. Il senso del Giubileo è di immergersi nella misericordia di Dio che scioglie tutti i lacci del peccato. L’invito dell’arcivescovo Giacomo con le parole dell’apostolo Paolo è stato quello di “lasciarsi riconciliare con Dio”: il Giubileo è appunto la celebrazione della misericordia infinita del Signore.
“Dio è alla ricerca appassionata del peccatore”. Ecco allora la necessità nella Chiesa, nelle comunità ecclesiali, nei posti di lavoro, nelle famiglie della misericordia, del perdono e della benevolenza. I cristiani devono rivelare al mondo “quanto è bello che i fratelli vivano insieme” (salmo 133). Mons. Morandi ha auspicato che il Giubileo sia finalmente un tempo di pace per la Palestina, la martoriata Ucraina, ma anche per ogni singola persona; occorre mettere da parte rancori e risentimenti che danneggiano le comunità. Assieme alla richiesta della pace del cuore, occorre esercitare nell’anno giubilare una ancora più attenta e costruttiva carità in particolare verso chi è fragile, povero; l’arcivescovo ha richiamato i fedeli alle tante omissioni di bene che si compiono; non bisogna lasciarsi sui fuggire la possibilità di essere prossimo per gli altri.
Nella zaino del pellegrino devono trovare posto le cose essenziali, in particolare la Parola di Dio, la carità e la testimonianza – come raccomanda San Pietro – della speranza che è in ciascuno.

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