Giubileo 2025: mons. Rega (S. Marco Argentano-Scalea), “si è aperta una porta e siamo invitati ad entrare”

“Si è aperta una porta e siamo invitati ad entrare. Porte che si aprono, ma anche porte che si chiudono. Porte sbattute con rancore, porte socchiuse con speranza. Porte che sbarrano l’accesso, porte che mostrano nuove possibilità. Porte pubbliche, porte private. Porte usate da tutti, porte utilizzate da pochi”. Lo ha detto ieri il vescovo di San Marco Argentano-Scalea, mons. Stefano Rega, in occasione dell’apertura del Giubileo nella diocesi calabrese. Per il presule “la nostra vita è continuo passaggio attraverso porte che segnano un dentro e un fuori. Non è più tempo di stare sulla soglia. Chi passa per la Porta che è Cristo, cenerà, farà festa, dimorerà in casa con lo Sposo, luogo dell’intimità. Non è più tempo per rimanerne fuori solo per paura o per orgoglio. È tempo di entrare, è tempo di gioire. Giubileo, appunto”. “Siamo qui – ha detto mons. Rega – perché ognuno di noi diventi una porta aperta, anzi spalancata a Dio e ad ogni fratello che senza dover bussare, aspettare, trovi in noi piena e gioiosa accoglienza. Incomincia, dunque, anche per noi il Giubileo, nella I domenica dopo il Natale, Giorno del Signore e Pasqua della settimana, nella quale si offre uno spazio significativo alla Sacra Famiglia”.  Per mons. Rega “c’è speranza dove vince la pace, dove è sostenuto il desiderio di generare, dove l’ammalato e l’anziano sono custoditi, dove il povero non sente il disagio di ricevere aiuto, dove l’afflitto trova consolazione, dove il carcerato trova chi lo visiti, dove Cristo è riconosciuto nel volto di ogni sorella e di ogni fratello: in queste realtà c’è la speranza. E ancora, possiamo trovare barlumi di Speranza dove i giovani non sono lasciati scivolare in baratri oscuri o spinti a gesti autodistruttivi, dove il migrante è accolto e chi vive in condizioni di disagio incontra opportunità che gli restituiscono fiducia, dove i beni della terra non restano a pochi privilegiati, dove si riconvertono le spese militari per eliminare finalmente la fame e la guerra, dove la riconciliazione rinnova le relazioni: dove il Vangelo della Misericordia, dagli amboni delle chiese si concretizza nella vita di ogni giorno”. In questo anno Giubilare “sarebbe bello – ha detto ancora il presule – accostarsi più frequentemente al sacramento della riconciliazione, per sperimentare la gioia del perdono. Saremo, allora, disponibili a parole e gesti di una fede che si fa perdono, per le offese arrecate o ricevute, si fa com-passione, per vincere l’indifferenza, si fa delicata e affettuosa attenzione verso quanti cadono e hanno bisogno che qualcuno li aiuti a rialzarsi”. Per il vescovo la Chiesa diocesana, “i nostri Paesi, le istituzioni e le autorità civili e militari, le associazioni, gli ospedali, le case per gli anziani e per i disabili, le famiglie e le scuole, gli ambienti di lavoro, possano diventare luoghi in cui coltivare e generare la Speranza cristiana. Ci auguriamo di vivere un anno straordinariamente bello, così come la fede cristiana o l’amore per ogni nostro simile sapranno orientarci, per essere donne e uomini capaci di provare e trovare speranza”. Iniziare insieme il cammino giubilare “ci aiuterà a riscoprire che anche nella nostra terra di Calabria c’è ancora un popolo numeroso che appartiene al Signore e al Suo Regno e che, pur in mezzo a tante difficoltà, non si avvilisce e non si rassegna, ma anzi accoglie e vive la missione che il Suo Signore gli ha affidato: essere la luce del mondo e il sale della terra”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi