Per diventare “pellegrini di speranza” occorre “imparare a distinguere la speranza dal semplice ottimismo, dalla facile presunzione che tutto andrà bene, che tutto si risolverà sempre e automaticamente per il meglio”. Lo ha detto, ieri, il card. Oscar Cantoni, vescovo di Como, nella messa si apertura del Giubileo.
“La speranza si manifesta in chi crede che il Signore, crocifisso e risorto, dà la forza di resistere anche quando molte cose stanno andando nel modo peggiore, cresce in chi non si rifugia in facili consolazioni. La speranza ci fa conoscere e affrontare il peso della vita, ci aiuta a elaborarlo e a sopportarlo”, ha sottolineato il porporato.
“Dona la forza di resistere anche a chi sta vivendo un periodo di crisi nella fede e sta attraversando la notte oscura, quando Dio sembra in silenzio, assente, incomprensibile. Non c’ è, infatti, uomo maturo nella fede che non abbia vissuto questi passaggi esistenziali, perché solo così si giunge a conoscere il vero Dio”, ha aggiunto.
Facendo riferimento alla festa della Santa Famiglia, che si celebrava ieri, il cardinale ha evidenziato: “Anche noi, solo con una speranza certa, accolta come dono che viene dall’alto, potremo dare senso compiuto alla nostra vita ed amare i nostri fratelli e le nostre sorelle con cuore sincero, al di là di ogni misura. Ci venga in aiuto la santa Famiglia di Nazareth, che oggi ricordiamo in modo particolare, ci sorregga e ci inviti ad avere fiducia e a continuare a sperare, senza cedere alle difficoltà. Ci renda capaci di vedere con gli occhi dello Spirito quello che gli occhi umani non riescono a intravvedere”.