Il Giubileo appena iniziato è “un tempo che conferma e allarga la gioia del Natale: il Signore Gesù è venuto e viene ad abitare, a trovare casa in mezzo a noi ‘propter nostram salutem’ (per la nostra salvezza). Realmente gli sta a cuore la nostra salvezza, ama il nostro mondo anche se malato; ha cura della sua Chiesa, anche se ferita; manifesta compassione per l’umanità che soffre, dà speranza a chi l’ha persa”. A dirlo, ieri sera, il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Giuseppe Alberti, aprendo il Giubileo nella cattedrale-santuario Maria SS. Annunziata di Oppido Mamertina. L’Anno Santo, per il presule, è “il tempo per fare nostro il pensiero e lo sguardo di Dio: il suo sogno è far diventare l’umanità una grande famiglia, a partire dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità cristiane, dalla Chiesa nel mondo di oggi. Potrebbe sembrare una utopia, ma la nostra speranza non si fonda su di noi e le nostre capacità ma trova il suo fondamento nella volontà di Dio”. L’Anno giubilare “rimette in movimento la nostra fede, la smuove da convinzioni acquisite e la stimola a nuove ricerche, diventa un rinnovato invito alla conversione che ci apre – ha aggiunto – con più frutto alla grazia che il Signore sparge in modo ancor più abbondante in questo tempo pieno della presenza salvifica del Signore”. “Ci aiuterà a rinnovare, a ringiovanire la nostra fede, a rafforzare la convinzione che Cristo è realmente la porta che mette in salvo la nostra vita”. L’invito di mons. Alberti è quello di mettere “ali alla speranza riconoscendo questo amore che ci precede e questa promessa che fa sperare possibile un mondo migliore fatto di figli e di fratelli”. Ecco “la chiamata che l’Anno giubilare rivolge alla nostra Chiesa diocesana, alle nostre comunità cristiane, alle nostre famiglie”. Da qui tre indicazioni che “alimenteranno la speranza che non ci deluderà”: “la dimensione familiare dell’esperienza della fede”, “le nostre parrocchie e comunità all’interno della grande famiglia diocesana”: “Vorremmo aiutarci a vivere un vero pellegrinaggio della fede che ci fa compiere passi di ascolto di fronte alla tentazione di chiuderci in noi stessi; passi di accoglienza ospitale verso chi vive ai margini delle nostre comunità ( i lontani e gli stranieri); passi di comunione tra di noi capaci di superare incomprensioni, fazioni, separazioni, divisioni; passi di rinnovamento nella catechesi e nella liturgia, nell’annunciare e celebrare la fede che intercetti con efficacia le domande e le inquietudini delle nuove generazioni” e “un segno che tocca le realtà strutturali della nostra società, chiede maggiore giustizia e sollecita la nostra carità generosa”. Concretamente l’impegno è quello di rivolgere l’attenzione a “persone che, nel nostro territorio, si trovano in situazioni di grandi difficoltà, a volte per la mancanza di lavoro, altre volte perché in carcere, per malattia o motivi familiari. Molti – ha detto il presule – sono impoveriti e vivono esposti al pericolo di peggiorare la loro condizione economica e sociale entrando in dinamiche di vera e propria dipendenza”. Da qui l’annuncio, come aveva fatto nel messaggio alla diocesi per il Giubileo – dell’apertura, come “segno diocesano” di uno sportello per “monitorare e aiutare ad affrontare la piaga dell’usura”: questa “triste realtà ha portato sul lastrico tante famiglie ridotte a forme di schiavitù, perdendo serenità, autonomia e dignità. L’evento giubilare – ha spiegato mons. Alberti – si caratterizza come esperienza di liberazione dal male, operata da Cristo con la sua Pasqua, e si traduce in scelte ecclesiali di emancipazione da situazioni penose vissute da tante persone”. E sa qui l’auspicio che l’Anno giubilare possa “portare una ventata di fiducia e di speranza per tutti. La sentiamo quanto mai opportuna e necessaria di fronte ai venti gelidi del pessimismo e della delusione, di un clima appesantito da ingiustizie e indifferenze, da guerre e varie forme di violenza”.