Giubileo 2025: mons. Sorrentino (Assisi e Foligno), “quest’anno ci chiede più santità, più comunione, più coerenza nella vita cristiana”

(Foto diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino)

“Con l’apertura della Porta santa a Roma comincia l’Anno giubilare anche delle nostre Chiese sorelle di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, come avviene in tutte le Chiese sparse nel mondo. Ci viene offerta l’indulgenza, e cioè la certezza che Dio non solo ci abbraccia come un padre, come nella parabola del figliuol prodigo, quando ritorniamo a lui dopo il nostro peccato, ma si fa anche medico delle conseguenze che il peccato ha prodotto in noi. Come la malattia, il peccato, ci lascia indeboliti e inclini a peccare nuovamente. L’indulgenza è un aiuto supplementare a quello del sacramento della riconciliazione. Rimette le cosiddette ‘pene temporali’ a cui col peccato andiamo soggetti, e che sono appunto gli strascichi del peccato da sanare nell’aldilà con il purgatorio o già sulla terra con un cammino serio di conversione”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, mons. Domenico Sorrentino, durante la messa di apertura interdiocesana dell’Anno Santo del Giubileo celebrata nella basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, domenica 29 dicembre
Di questo cammino, per il presule, “ne era cosciente il giovane Carlo Acutis quando, sotto gli artigli della malattia, offrì la sua vita per la Chiesa, ma aggiunse anche il desiderio di andare subito in paradiso evitando il purgatorio. Era il desiderio di incontrare Gesù così rapidamente da non sopportare alcun ritardo. A questa santità tutti siamo chiamati. La Chiesa ci offre con il Giubileo una medicina che, se assunta davvero – cosa non scontata –, guarisce le ferite dell’anima anticipando per noi su questa terra la gioia del paradiso. Quando Francesco per i pellegrini di questa Porziuncola, la annunciò così: ‘Voglio mandarvi tutti in Paradiso’. Tutto è grazia. Ma nel suo gioco paterno di alleanza con i suoi figli – le parole di mons. Sorrentino – Iddio ci chiede sempre di fare la nostra parte. Con l’indulgenza giubilare, questa parte è compiuta anche grazie alla comunione che ci lega a tutta la Chiesa, corpo di Cristo. Tocca però a ciascuno aprire il cuore. Non c’è nulla di magico e di automatico. Puoi fare tutti i pellegrinaggi che vuoi, ma se non scatta il pellegrinaggio dell’anima, l’indulgenza non ti può raggiungere. Per accoglierla davvero è richiesta non soltanto qualche pratica esteriore, ma soprattutto il fermo proposito di allontanarci da ogni peccato. In sostanza, la decisione di vivere santamente. Quest’anno ci chiede più santità, più comunione, più coerenza nella vita cristiana”.
“Il Giubileo è stato incardinato sulla speranza – ha ricordato ancora Sorrentino – ma questa è efficace e non illusoria se torniamo ad essere famiglia, dalla famiglia fondata sul matrimonio, alle famiglie spirituali che si ritrovano intorno al vangelo come avvenne per Francesco e i suoi frati formati all’ombra di questa Porziuncola, e come è oggi assunto come programma pastorale delle nostre due Chiese sorelle, fino allo sguardo che – sull’onda dell’enciclica ‘Fratelli tutti’ firmata sulla tomba di Francesco, e del patto per una nuova economia siglato dal Papa e da migliaia di giovani, deposto qui come un seme nel giardino della Porziuncola, si porta sulla famiglia dei popoli, alla quale noi cristiani vogliamo dare il nostro contributo perché la pace trionfi sulle tante macerie e rivoli di sangue innocente. Apriamo il cuore e lo sguardo verso Dio e quest’anno sarà davvero un anno di gioia, di speranza e di grazia”.
Il custode della Porziuncola, padre Massimo Travascio, ha invece sottolineato che il “Giubileo è un tempo per tutti, nessuno escluso, per riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, un tempo per il rinnovamento spirituale, un tempo per impegnarsi nella trasformazione del mondo e portare e seminare speranza ovunque: la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”.

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