Papa Francesco: udienza generale, incontro con bambini ucraini. Nataliya (maestra), “bello vivere un periodo lontani dalla nostra realtà pericolosa e traumatica”

“Accompagniamo un gruppo di bambini dai 6 anni e mezzo ai 16 provenienti da Zhytomyr, invitati nel vostro Paese per un progetto di accoglienza temporanea estiva, organizzato da Caritas italiana, per vivere un periodo lontani dalla nostra realtà pericolosa e traumatica e poter fare, anche se per un breve periodo, una vita adatta all’età dell’infanzia, in allegria, in un relax anche spirituale, direi. In questi giorni siamo ospitati a Massa Marittima, facciamo tante escursioni e ieri siamo stati al mare, è stata una bella esperienza per i bambini, si sono divertiti da matti”. Nataliya Nagalevska, maestra ucraina che ha accompagnato, insieme ad altre quattro colleghe, in Italia i suoi allievi e non solo, lo racconta al Sir, in occasione dell’incontro del Papa con un gruppo dei bambini ucraini, in rappresentanza dei circa 200 accolti in strutture diocesane in Lombardia e Toscana.
I ragazzi portano dentro di sé il dramma della guerra, con le bombe che cadono: “Hanno paura dei rumori forti – evidenzia la maestra – e restano turbati a sentire notizie dall’Ucraina: qualche giorno fa una bambina ha letto di bombardamenti nel nostro Paese e ha iniziato a piangere, avendo paura per la sua famiglia, per la mamma che è restata là. Ogni giorno preghiamo per la pace”.
Le maestre che accompagnano i bambini nei campi estivi organizzati da Caritas stanno vivendo anche loro un periodo sereno: “Siamo felici, calate in una realtà diversa dalla nostra, possiamo rilassarci e affrontare i problemi normali che si vivono nella quotidianità per l’educazione dei bambini. Non pensiamo alla paura di quello che viviamo in patria ed è una cosa buonissima per noi. Certo, abbiamo paura al pensiero di dover rientrare in Ucraina, ma siamo consapevoli che dobbiamo accettare la nostra realtà: dobbiamo andare avanti e vivere, facendo tutto quello che si può nei luoghi dove viviamo abitualmente o lavoriamo”.

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