Meeting Rimini: Orlando (ministro) “lavoro al centro, ma si parta dai salari”

(da Rimini) Il tema del lavoro è “molto urgente”. Ma “non possiamo parlare di competitività e di difesa del lavoro se non affrontiamo prima di tutto il tema dei salari, uno degli elementi di riconoscimento del valore che una società assegna al lavoro. Altrimenti la competitività stessa è a rischio. Poi c’è un tema di come il lavoro viene utilizzato: davvero possiamo mantenere la selva di tipologie del lavoro o non è il tempo di cominciare a ridurre e selezionare gli strumenti?”. È quanto ha sostenuto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ieri sera ha partecipato al panel “Una passione per il lavoro” al Meeting di Rimini. Per Orlando occorre realizzare un patto che “tenga insieme tre cose: il tema dei minimi salariali, quello della riduzione del cuneo fiscale e il rinnovo dei contratti”. Il ministro ha sottolineato che si discute spesso di un mercato del lavoro sul quale “inizia ad avere un impatto molto significativo la curva demografica. Questo significa un cambio di paradigma: pensare al lavoro non solo a un fattore che va valorizzato e sul quale investire, ma un fattore sul quale una risorsa scarsa va custodita. Dire che serve una legge o che servono più leggi è riduttivo”. Per il ministro, “il tema di un dialogo sociale, del confronto, di un vero patto è la premessa per qualsiasi tipo di intervento”. Secondo il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, “è il capitale umano la chiave del futuro. Non potrà esserci crescita senza innovazione. Ma non potrà esserci innovazione senza formazione”. “C’è un salto culturale da fare sulla formazione, che deve diventare un diritto/dovere soggettivo, ma anche il perno intorno a cui sviluppare politiche istituzionali e contrattuali che riguardano la riqualificazione delle professionalità e una moderna idea di partecipazione – ha spiegato Sbarra –. Bisogna capire che occorre investire sui lavoratori, con percorsi di apprendimento continui e che coinvolgano tutti: occupati, disoccupati, cassintegrati, per sviluppare le competenze di base e quelle specialistiche, con uno sforzo particolare su quelle digitali. Non è possibile che mentre la disoccupazione resta altissima, vi siano centinaia di migliaia di posti di fascia medio-alta che restano vacanti e che tante aziende disposte ad investire in innovazione e nuove tecnologie fatichino a trovare persone con qualifiche adeguate”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia