Lituania: Conferenza episcopale, documento nazionale per il Sinodo. Dibattito su ruolo del sacerdote, responsabilità dei laici, assenza dei giovani, trasparenza e accoglienza

Per i cattolici della Lituania che si sono coinvolti nel cammino sinodale, nel guardare alla Chiesa e al suo lavoro pastorale, la “domanda fondamentale” è: “Come aiutare a instaurare una relazione personale con Cristo?”. Il primo grande limite che emerge è una “mancanza di comunionalità nella Chiesa”, un “viaggiare più individualmente che comunitariamente” nel cammino di fede, comunità “minate dall’egoismo diffuso”. Invece “la Chiesa che desideriamo è quella con meno formalità, viva, aperta a tutti, dove ogni persona è importante senza pregiudizi, senza status; è una comunità che prega e sostiene i suoi membri”. Per far fiorire le comunità parrocchiali, il sacerdote stesso deve essere “il primo a percorrere la via del rinnovamento e della conversione”. I preti siano formati alla “capacità di lavorare in squadra sia con i laici sia con i sacerdoti”, che si affronti “il problema della solitudine dei sacerdoti, perché riguarda l’intera comunità”. Altrove si critica il “monopolio del sacerdote” e si chiede la formazione per i laici. Le parrocchie devono essere comunità e avere “strutture adeguate (riscaldate in inverno) che possano essere utilizzate da tutti i gruppi che operano nella parrocchia”. E si fa appello: “La sinodalità deve continuare!”. Quanto al tema della missione, tra i grandi pericoli si elencano “il mettersi comodi, il ristagno, il rinchiudersi in se stessi e il non vedere i segni dei tempi”. Il primo luogo della missione è l’annuncio della Parola. Si legge riguardo alle omelie: “Il clero non deve parlare ai fedeli come se fossero di intelligenza inferiore, moralizzare o regolare i conti, perché dopo le minacce durante la liturgia della Parola, è difficile per i fedeli celebrare con gioia la liturgia. Sono un ostacolo anche le prediche lunghe e gli sproloqui aridi”. Serve una catechesi liturgica; c’è il desiderio che “che il clero discuta con i fedeli le modalità di inclusione dei laici nella celebrazione della liturgia”: leggere, servire, cantare… Quanto all’ecumenismo si dice che la guerra in Ucraina ha dimostrato che “gli antagonismi politici oscurano facilmente la comunione cristiana” e che il tema dell’unità va affrontato “attraverso la preghiera e un’analisi sincera degli eventi storici e politici”. Tra i nodi problematici, particolare spazio è dato nel documento al tema dei giovani e dei bambini; altro tema citato è quello della morale sessuale e di una Chiesa che “continua a parlare con frasi fatte”, mentre “dovrebbe coinvolgersi sempre più nei dialoghi per trovare soluzioni”. Si parla anche di trasparenza (“nell’uso delle offerte e la rendicontazione”) e di autorità della Chiesa, “danneggiata dalla vita ipocrita e immorale di alcuni sacerdoti, dall’inosservanza del celibato e dalla crescita segreta di bambini illegittimi”. Nell’elenco delle cose da fare: “Comprendere che la Chiesa non è un edificio e non il solo clero, ma il popolo di Dio itinerante, una comunità”; far crescere un senso di responsabilità comune nelle comunità; rafforzare la fiducia aumentando la trasparenza; attirare nuovi membri e prendersi cura dei membri attivi esistenti; non respingere le persone, ma “instaurare un rapporto con coloro che si sentono feriti o rifiutati dalla Chiesa e accogliere queste persone con verità e amore”.

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