Diocesi: card. Betori (Firenze), “dramma della guerra in Ucraina deve potersi nutrire di ragioni di speranza nella pace”

“Spesso nella vita si insinua la tristezza di una festa impossibile, a cui conseguono paura e frustrazione. Ne siamo testimoni in questi giorni di fronte al dramma della guerra che insanguina l’Ucraina, in cui l’aspirazione alla pace deve potersi nutrire di ragioni di speranza, quella che come credenti sappiamo poter venire solo da Dio che converte i cuori”. Lo ha detto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia della messa celebrata nella cattedrale di Faenza per la festa della patrona, Beata Maria Vergine delle Grazie. ”Ma anche nel nostro quotidiano, sociale e personale, sentiamo il bisogno di aprire orizzonti di salvezza”, ha proseguito il cardinale: “per le nostre famiglie, così fragili nel loro compito di dare ed educare la vita; per il mondo della produzione e del lavoro, segnato troppe volte da attentati alla dignità della persona e alla stessa vita; per le nostre società così poco capaci di progettare il futuro, chiuse nel consumo del presente e dimentiche di coloro che restano ai margini. Anche per la nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di speranza, quella che può venire solo dalla luce che sgorga dalla contemplazione della città celeste”. “Le nozze di Cana sono il segno dell’amore finale verso cui cammina la storia umana”, ha spiegato Betori: “le nozze eterne di Dio con la sua creatura, che così partecipa all’infinita beatitudine del suo Sposo”. Alla Vergine delle grazie, ha concluso il porporato, la grazia che dobbiamo chiedere è quella di “uno sguardo che vada al di là del quotidiano, che ci faccia scoprire come con Dio, con Gesù tutto può prendere un sapore nuovo, come nell’obbedienza alla sua parola ci è dato il segreto per raggiungere la gioia a cui tutti aspiriamo. In questo cammino Maria ci accompagna: prega con noi, come nel cenacolo; intercede per noi in forza del legame unico con il Figlio a cui ha dato carne umana; come a Cana ci indica la strada dell’efficacia della preghiera, fare cioè la volontà di Gesù”.

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