Natale: mons. Caiazzo (Matera-Irsina), “convinti di poterci sostituire a Dio e, quindi, bastare a noi stessi, stiamo ora sperimentando l’inevitabile fallimento”

“In questo tempo di grande sofferenza e tribolazione dobbiamo necessariamente ammettere che, se viviamo quello che stiamo vivendo, è solo perché noi uomini ci siamo sostituiti al ‘Principio’, siamo diventati ‘principio e fine di ogni cosa’. Convinti di poterci sostituire a Dio e, quindi, bastare a noi stessi, stiamo ora sperimentando l’inevitabile fallimento”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, nell’omelia della messa del giorno di Natale.
Eppure “nei fallimenti e nelle ferite che sanguinano a causa di scelte scellerate e sbagliate, quel ‘Principio’, il ‘Verbo della Vita’, fa rifiorire ogni cosa: Lui consente le ferite che curano. Perché ogni cosa ha un suo inizio, un principio di vita non dovuto al caso ma voluto da Colui che è la fonte della vita stessa: Dio. Dio l’eterno e, in quanto eterno, non può morire, non può aver fine. In Lui tutto vive: colori, profumi, spighe di grano per ritornare al gusto del pane e spezzarlo insieme nella condivisione fraterna che ci rende un solo corpo in Colui che si è fatto pane, cibo di vita eterna, Gesù Cristo”.
In questa nostra storia, “crocifissa dagli uomini e colma di ingiustizie e guerre fratricide”, “il Verbo di Dio, come Luce, viene nel mondo avvolto dalle tenebre e lo feconda, ancora una volta, con il seme dello Spirito Santo che genera speranza, ridando fertilità a un’umanità chiusa al dono della vita sempre più disprezzato in varie forme: aborto, suicidi, dolce morte, pene capitali, giustizialismi di nuovi Erodi che fanno uccidere i loro bambini, impiccano i loro figli, abusano di innocenti che vengono torturati, finiti e buttati in fosse comuni. È il disprezzo totale della vita”.
“In questa storia crocifissa dagli uomini – aggiunge il presule – quel ‘Principio’ scende ancora per ristabilire l’ordine naturale e, nella debolezza della carne che riveste, si fa Bambino, indifeso per sconfiggere ogni oppressore e squarciare ancora una volta i cieli affinché si realizzi la pienezza di vita in ogni uomo”.
E ancora: “In questa storia crocifissa dagli uomini anche la terra piange e mostra le sue ferite a causa di uno sfruttamento selvaggio che mortifica la bellezza di mari, monti, pianure sterminate, boschi e finanche i fiumi indispensabili a fecondare le nostre terre e dare loro il giusto nutrimento. Su questa stessa terra ora agonizzante per colpa di un clima impazzito e reso per scelte incaute di uomini senza scrupoli, quel ‘Principio’ viene per dirci che è possibile ristabilire l’ordine naturale”.

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