Afghanistan: organizzazioni società civile, “una azione immediata del governo italiano in difesa dei diritti umani”

“Il deteriorarsi delle condizioni in Afghanistan, già fortemente provato da una guerra civile strisciante, pone il governo italiano e la comunità internazionale tutta di fronte all’obbligo di un’azione immediata in difesa dei diritti umani”. Lo chiedono oggi numerose organizzazioni della società civile, tra cui Oxfam, Action Aid Italia, Afgana – Associazione di sostegno alla società civile afgana, Aidos – Associazione italiana donne per lo sviluppo, Amnesty international Italia, Aoi – Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, Cgil, Cini, Libera contro le mafie e Gruppo Abele, Rete pace e disarmo, Save the children, WeWorld. “Nonostante i colloqui di pace – osservano le organizzazioni firmatarie -, durante l’intero anno il conflitto armato ha continuato a mietere vittime tra i civili e a far crescere il numero di sfollati interni”. Stando a quanto riportato dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Un assistance mission in Afghanistan – Unama) – riferiscono – tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021, sono state censite 5.183 vittime civili – 1.659 uccisi e 3.524 feriti, fra i quali un numero altissimo di ragazze, donne e bambini. Il numero totale di civili uccisi e feriti è aumentato del 47% rispetto alla prima metà del 2020, invertendo la tendenza degli ultimi quattro anni e, rispetto ai primi sei mesi del 2020, il numero di bambine e donne uccise o ferite è pressoché raddoppiato. Di fronte all’attuale quadro di repentino deterioramento delle condizioni di sicurezza interna del Paese, le organizzazioni chiedono al governo italiano di “esortare tutte le parti in conflitto e adoperarsi in seno alla comunità internazionale per porre fine alla violenza, proteggere l’accesso umanitario e rispettare il diritto umanitario internazionale; assicurare rapidamente l’apertura di corridoi ed evacuazioni umanitarie verso l’Italia non solo per chi abbia collaborato con militari, diplomatici italiani e organizzazioni umanitarie, ma per chiunque si trovi in condizioni di vulnerabilità, garantendo loro sicurezza e incolumità, anche su suolo italiano; aumentare le quote relative ai reinsediamenti e sostenere eventuali canali di ingresso integrativi promossi dalla società civile” e “tutelare e promuovere i diritti delle donne e dei bambini, vittime di violenze e discriminazioni”. “Chiediamo inoltre che alle frontiere italiane venga garantito il diritto di asilo e il pieno accesso alle procedure per la sua richiesta e che si monitori affinché non avvengano respingimenti”, precisano.

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