Regno Unito: governo Johnson taglia gli aiuti per i Paesi poveri. Potesta di ex premier e parlamentari. La contrarietà del card. Nichols

(Foto ANSA/SIR)

È l’emendamento che potrebbe costringere il governo del premier Boris Johnson a fare marcia indietro sulla sua decisione dello scorso aprile di ridurre dallo 0,7% allo 0,5% la percentuale di reddito nazionale destinata agli aiuti ai Paesi più poveri. Sarà il presidente della Camera dei Comuni Lindsay Hoyle a decidere lunedì se può ammettere l’emendamento dando il via alla protesta di trenta parlamentari, guidati dall’ex premier Theresa May, che ritengono ingiusto che oltre 4,5 miliardi di euro siano stati sottratti al Terzo mondo per essere destinati alla difesa. Anche gli ex premier Tony Blair, Gordon Brown, John Major e David Cameron, insieme al primate cattolico di Inghilterra e Galles cardinale Vincent Nichols, hanno condannato la decisione. “Questi tagli non sono opportuni in questo momento in cui le grandi tragedie del traffico umano e delle migrazioni forzate vanno affrontate alla fonte”, ha detto il cardinale di Westminster. “Se, in alcune parti del nostro mondo, a individui o gruppi di persone viene impedito di sviluppare il loro potenziale alla fine ne saremo tutti impoveriti”. I tagli, contro i quali hanno protestato duecento organizzazioni, sono stati definiti “una sentenza di morte” dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. A protestare è stato anche il sacerdote gesuita Denis Blackledge della parrocchia di san Francesco Xavier a Everton, vicino a Liverpool, che ha affrontato per ventiquattr’ore uno sciopero della fame.

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