Enrichetta Beltrame Quattrocchi venerabile: domani l’arcivescovo Caputo leggerà il decreto nel santuario di Pompei

Domani, nel santuario di Pompei, durante la celebrazione eucaristica delle 11:30 presieduta dall’arcivescovo Tommaso Caputo, sarà letto il decreto di venerabilità di Enrichetta Beltrame Quattrocchi, promulgato il 30 agosto scorso.
Enrichetta era figlia di Luigi Beltrame Quattrocchi e di Maria Corsini, la prima coppia di sposi beatificati insieme il 21 ottobre 2001 da Giovanni Paolo II. Il legame tra la famiglia Beltrame Quattrocchi e il santuario di Pompei è molto antico e risale a prima del fidanzamento dei due sposi beati. Avevano un appuntamento mensile per andare dalla Vergine del Rosario, per chiedere non solo la benedizione, ma anche per ringraziare del Suo materno intervento in diverse circostanze, come quando ai tempi del fidanzamento, Luigi sperimentò attraverso un’immaginetta della Madonna di Pompei che Maria gli inviò, la guarigione immediata da una grave emorragia allo stomaco. Enrichetta addirittura si recò al Santuario di Pompei l’8 giugno 1932 per benedire la sua prima macchina, una Fiat 503 Torpedo usata. Fondamentale l’incontro con mons. Aurelio Signora, arcivescovo di Pompei dal 1957 al 1977, che divenne padre spirituale di Enrichetta e celebrò i funerali della mamma Maria, poi proclamata beata.
Vergine laica consacrata, ultima di quattro figli, Enrichetta trascorse la sua vita meditando la parola di Dio e pregando. Ebbe un forte legame anche con il servo di Dio Francesco Saverio Toppi, frate cappuccino e arcivescovo di Pompei dal 1990 al 2001. Enrichetta non doveva nascere: la madre incinta al quarto mese di gravidanza ebbe una grave emorragia e un ginecologo, allora considerato tra i massimi esperti, consigliò l’interruzione immediata della gravidanza per evitare gravi conseguenze anche alla madre, ma i coniugi si opposero categoricamente. Donna del Novecento, all’avanguardia, prima di laurearsi prestò servizio in guerra come crocerossina insieme a sua madre, fu insegnante di storia dell’arte e attiva nell’associazionismo cattolico non lasciando mai soli i giovani. “Contagiava con la sua gioia di vivere – racconta p. Massimiliano Noviello, frate cappuccino e postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione della Quattrocchi e di Toppi -; la sua è una santità nel quotidiano perché, avendo sempre il cuore spalancato agli altri, rendeva speciale l’ordinario”.

 

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