Cop26: migliaia di attivisti in strada a Glasgow, “compiere almeno un’azione a favore del clima al giorno”

(Foto ANSA/SIR)

“Boris Johnson is a liar. The world is on fire”. “Boris Johnson sta mentendo. Il pianeta è in fiamme”. È questo uno degli slogan che decine di migliaia di attivisti per l’ambiente hanno gridato oggi, a Glasgow, sfilando per il parco di Kelvingrove e le vie del centro. Erano divisi in blocchi che rappresentavano le varie sezioni della società civile, quello dei giovani, dei sindacalisti, degli esponenti di “Extinction Rebellion” e del movimento “Climate justice”, dei medici e degli infermieri e dei rappresentanti delle comunità indigene. In quello della fede c’erano esponenti delle diverse religioni come il vescovo cattolico John Arnold, portavoce per l’ambiente della conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, e il vescovo scozzese William Nolan, il vescovo anglicano Olivia Graham della diocesi di Oxford, Lord Jim Wallace, moderatore della presbiteriana “Church of Scotland” e l’imam Shaykh Hassan Rabbani, esponente della comunità musulmana. Hanno partecipato anche ambientalisti famosi come Greta Thunberg, Mitzi Jonelle Tan, Vanessa Nakate e lo scozzese Darren Mc Garvey. Lesley Morrison, settant’anni, medico di famiglia in pensione, appartiene all’organizzazione “Medact”, che raccoglie operatori del settore sanitario che si battono perchè la medicina non rimanga isolata ma venga collocata in un contesto nel quale si tenga conto anche degli aspetti economici e sociali. “Abbiamo distribuito fogli, per le vie di Glasgow, che sembrano ricette scritte da un dottore, ma contengono la diagnosi della crisi che sta attraversando il nostro pianeta. La cura che suggeriamo è ‘taking climate action’, ovvero battersi per proteggere il clima”, spiega: “Sugli stessi fogli abbiamo anche proposto idee da introdurre nella propria vita per diventare più ecologici. Abbiamo proposto a chi ci ascoltava di compiere almeno un’azione a favore del clima al giorno”.

Lesley fa parte della “Cop 26 Coalition”, associazione, nata lo scorso anno, quando si doveva svolgere la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, rimandata poi a causa della pandemia, che ha organizzato la marcia di oggi e che raccoglie oltre duecento associazioni che si battono per la giustizia climatica. “Penso che nel nostro gruppo, durante la marcia, ci fossero tra i cinquecento e i seicento operatori sanitari. Il nostro messaggio ai politici è che la crisi climatica è una crisi ambientale e chiediamo al governo di decarbonizzare in un modo che sia giusto ed equilibrato”, aggiunge ancora il medico di famiglia in pensione. “Una delle strade che abbiamo attraversato è la strada più inquinata della Scozia. Si chiama, con un po’ di ironia e paradosso ‘Hope street’, ‘Strada della Speranza’, ma non alimenta certo la speranza, considerata la quantità di emissioni di anidride carbonica che produce. Quando siamo arrivati in quel punto della marcia noi medici e infermieri ci siamo tutti stesi per terra per dimostrare che in Scozia, ogni anno, ci sono 2500 morti in più dovute all’inquinamento. Sappiamo che una serie di malattie respiratorie vengono peggiorate dall’inquinamento”.

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