Bosnia-Erzegovina: tragedia a Posusje, otto ragazzi morti per asfissia. Oggi il funerale. Mons. Palic (vescovo di Mostar), “Dio con noi nella sofferenza”

Mons. Petar Palic celebra il funerale di sei degli otto giovani morti (foto KTA, agenzia dei vescovi della Bosnia-Erzegovina)

“Il nostro Natale è diventato Venerdì Santo, non ci è stato dato un figlio mentre otto ragazzi sono morti”. È il grido di dolore di mons. Petar Palic, vescovo di Mostar-Duvno, espresso nell’omelia durante il funerale di sei degli otto ragazzi tragicamente morti nella notte di Capodanno in Bosnia-Erzegovina. Gli otto giovani, di età tra i 19 e i 20 anni, si trovavano alla vigilia di Capodanno nel paesino Posusje e sono deceduti a causa di soffocamento con monossido di carbonio, proveniente da una stufa che loro stessi avevano portato per riscaldarsi. Una tragedia grande: infatti oggi è giornata di lutto nella Federazione della Bosnia-Erzegovina mentre il 2 gennaio lo era per tutto il territorio del Paese balcanico. Migliaia di persone si sono riunite a Rakitino, per partecipare al funerale di sei dei ragazzi morti mentre domenica 3 gennaio sono stati seppelliti gli altri due, nella località Posusje. “Dietro le notizie che abbiamo letto nei media in questi giorni – ha affermato mons. Palic – c’è molto di più, l’inesprimibile dolore delle famiglie, le mille speranze che oggi stiamo seppellendo, un futuro perso, la compassione di così tante persone non solo della zona né dell’Erzegovina, ma molto di più”.
Di fronte all’impotenza dei familiari e del loro dolore il presule ha ricordato che “Dio non ci dà mai una croce più grande di quella che avremmo potuto portare”; ma ha aggiunto che “oggi ci sentiamo come se non ci fosse più senso, né nessuna scintilla di speranza”. Il vescovo di Mostar ha richiamato l’immagine del presepe, “come se qualcuno avesse messo in questi giorni di Natale delle croci di fronte alla stalla di Betlemme”, e queste croci sono così grandi “che ci impediscono di vedere niente più di quell’evento di gioia del presepe”. “Siamo pieni di domande” – ha chiosato il presule, dando l’unica risposta per i credenti: “Dio è con voi nella vostra sofferenza, continua a starci accanto in ciò che ci accade”. “Lui stesso non si è risparmiato la mangiatoia e neanche la croce”. Mons. Palic ha ribadito che la domanda “perché” continuerà ad accompagnare i familiari e i presenti finché saranno vivi, aggiungendo: “Non smetteremo di presentarla a Dio nella preghiera e nel discernimento della sua volontà”. “Ma la croce non è l’ultima cosa che vedremo, lì inizia il barlume della nuova luce”. Dunque, l’appello del presule verso i presenti è stato di pregare per i familiari affranti, perché quando le parole mancano “la preghiera è l’unica forza che rimane”.

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