Beni confiscati: don Ciotti (Libera), “assicurare organizzazione, programmazione, competenze, risorse e strumenti come previsto dal nuovo codice delle leggi antimafia”

“Il numero dei sequestri e delle confische ha raggiunto ormai una dimensione considerevole tale da rendere necessario assicurare adeguate organizzazione, programmazione, competenze, risorse e strumenti in tutte le fasi del sequestro, della confisca, della destinazione e assegnazione come previsto dal nuovo codice delle leggi antimafia”. Lo evidenzia don Luigi Ciotti, presidente di Libera, tracciando un bilancio a 25 anni dalla legge n. 109/96 per l’uso sociale dei beni confiscati.
“A titolo esemplificativo – prosegue il sacerdote – si rileva spesso una debole capacità di gestione, la presenza di varie forme di criticità sullo stato dei beni, un raccordo insufficiente tra fase giudiziaria e amministrativa, una trasparenza delle informazioni ancora parziale, una difficoltà a mettere in atto una concreta progettualità sostenibile. Fra le criticità principali che hanno rallentato l’effettivo riutilizzo dei beni confiscati, vi è spesso stata la mancanza o insufficienza di risorse finanziarie necessarie per garantire la ristrutturazione e la riconversione dei beni immobili, legata ai bisogni del contesto in cui sono ubicati i beni”.
Sono poco più di 35.000 i beni immobili (particelle catastali) definitivamente confiscati dal 1982 ad oggi e circa 16.500 sono stati destinati e consegnati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali. Su quasi 19.000 beni immobili in gestione all’Agenzia (dati aggiornati ad oggi), sono 11.000 quelli confiscati in via definitiva (dati al 31 dicembre 2019) e che rimangono ancora da destinare perché spesso presentano varie forme di criticità (per quote indivise, irregolarità urbanistiche, occupazioni abusive e per condizioni strutturali precarie). Infine, da una ricognizione avviata nel corso del 2019 dall’Agenzia nazionale su un campione di indagine di circa 6.000 beni immobili destinati alle amministrazioni comunali, dai riscontri pervenuti su 2.600 beni, risulta che soltanto poco più della metà dei beni è stato poi effettivamente riutilizzato.
A questo proposito, secondo Libera, “il nuovo bando dell’Agenzia nazionale per l’assegnazione diretta dei beni immobili agli enti del terzo settore può rappresentare un’importante opportunità. La scadenza per presentare le domande è stata fissata al 14 gennaio prossimo. Da alcuni sopralluoghi effettuati sono però venute alla luce diverse problematiche sullo stato in cui si trovano gli immobili”.

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