Disuguaglianze digitali: “Con i Bambini” e Openpolis, “servono scuole ma soprattutto studenti digitali” per evitare “trappola povertà educativa”

“Finita l’emergenza, quali scuole troveranno i ragazzi una volta tornati in classe?”: è la domanda posta nel report “Disuguaglianze digitali. Bambini e famiglie tra possibilità di accesso alla rete e dotazioni tecnologiche nelle scuole” promosso dall’impresa sociale “Con i Bambini” e Openpolis, diffuso oggi. “Il presupposto, affinché il potenziamento della connettività delle scuole sia efficace, è ovviamente la presenza di una strumentazione tecnologica adeguata per la didattica (lavagne multimediali, tablet, pc)”, sottolinea il rapporto. Secondo l’indagine ufficiale del Miur relativa all’anno scolastico 2014/15, “le regioni con più tecnologie per alunno sono risultate essere, oltre alla Lombardia, alcune regioni meridionali come la Calabria (prima per numero di dispositivi, uno ogni 5,3 alunni), la Sicilia e la Puglia, grazie ai contributi europei 2007-13”. Nell’anno scolastico 2018/2019 “nelle scuole italiane ogni 100 alunni erano presenti in media 5,7 pc/tablet e 1,8 lim (o proiettori interattivi/smart tv)”. Prima dell’emergenza, “i dati indicano profonde differenze interne anche all’interno delle stesse regioni. Ad esempio in Campania, al dato di Benevento (prima nella regione, sia per lim sia per pc per alunno) si contrappone quello della città metropolitana di Napoli (ultima nel rapporto dispositivi/alunni). In Puglia, la città metropolitana di Bari è prima nella regione per diffusione delle lavagne multimediali, mentre sui computer è Brindisi ad avere i valori più alti. Agli ultimi posti nel rapporto pc/alunni la provincia di Foggia”. Nell’Italia settentrionale invece “spiccano Sondrio (10,9 pc o tablet ogni 100 alunni), Rovigo e Lecco. Agli ultimi posti invece Genova, Rimini e Gorizia”. In quella centrale, “al dato della provincia di Siena (10,6 pc e tablet ogni 100 alunni) si contrappone quello della città metropolitana di Roma (con 3,6 pc e tablet)”.
In termini di competenze (email, videochiamate, trasferimento file, utilizzo software, ecc), secondo l’indicatore dell’Eurostat, in Italia “la quota di giovani tra 16 e 19 anni che padroneggiano gli strumenti digitali è più bassa (64%) rispetto alla media Ue (83%) con oltre 20 punti di distacco da Regno Unito, Germania e Spagna. Siamo penultimi (26 su 28) nella classifica dei Paesi Ue dove i giovani leggono di più i giornali online. E anche qui con forti differenze sociali interne. Quasi il 74% degli studenti di famiglie avvantaggiate usa internet per leggere notizie, mentre tra quelli svantaggiati la quota scende a poco più del 60%”.
Si tratta di un gap che, precisa il rapporto, “ci parla di disuguaglianze che vanno ben oltre quelle digitali. Riguardano il diritto dei minori a non cadere nella trappola della povertà educativa”: “Un divario educativo interno e con gli altri Paesi Ue che non potrà essere compensato solo con più computer e tablet”, “perché non stiamo parlando solo di divari tecnologici, comunque gravi ma risolvibili attraverso interventi economici mirati ed efficaci. Stiamo parlando di disuguaglianze sociali radicate, profonde, per cui serve una strategia di lungo periodo, sinergica con quella per il contrasto della povertà educativa”.

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