Zohra Shah: Garofalo (Centro studi La Pira), “persiste e si rinnova un intreccio diabolico di schiavitù e sfruttamento dei bambini”. “L’infanzia va protetta”

“Si può essere una domestica e una babysitter di un bimbo di un anno quando se ne hanno solo sette, al massimo otto? È la triste storia della piccola Zohra Shah, uccisa in Pakistan per futili motivi. La notizia, prima ancora della morte atroce che questo angelo innocente ha subito, è il persistere e il rinnovarsi di un intreccio diabolico di schiavitù e sfruttamento dei bambini”. Lo afferma Francesco Garofalo, presidente del Centro studi “Giorgio La Pira” di Cassano all’Jonio, commentando quanto avvenuto alla bambina babysitter di 8 anni uccisa in Pakistan dai suoi datori di lavoro per aver liberato da una gabbia dei pappagallini.
“Nel mondo – evidenzia Garofalo – sono più di 150 milioni di minori intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione, secondo i dati forniti dall’Unicef. Oggi, più che mai, occorre il coraggio e la tenacia ovunque a dire la verità e spezzare le tante catene dell’omertà”.
Per il presidente del Centro studi “Giorgio La Pira”, “la morte di Zohra è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che non può essere assolutamente tollerato, che si ripropone oggi, in tutta la sua drammaticità e impone a tutti i governi di affermare che l’infanzia va protetta da ogni tipo di violenza e sfruttamento”.
“Questa ennesima storia – conclude Garofalo – pesa come un macigno sulle coscienze di ognuno di noi”, ma “l’indignazione rischia di diventare retorica se non accompagnata dalla chiarezza legale e costituzionale”, che in Pakistan e in altri Paesi necessita “evidentemente” di “essere rivisitata”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Riepilogo