Memoria: mons. Gambelli (Firenze), “ricordare è fondamentale per essere persone e comunità sagge”

“Il ricordare è fondamentale nelle nostre tradizioni per essere persone e comunità sagge, consapevoli della propria storia personale e comunitaria, di quanto è successo in tale storia, di quanto il Signore ha fatto per noi, spesso per mano di fratelli e sorelle. Il ri-cordo, come emerge dalla parola italiana stessa, ha a che fare con il cuore (cor, cordis, kαρδιά), con un cuore che ascolta, attento, che cerca la saggezza, la mitezza, la bontà. Solo tale lavoro profondo del cuore può aprire cammini personali e comunitari di bene duraturo e nonviolento”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, intervenendo al convegno organizzato nell’ambito del progetto “Bene, gratitudine e memoria” che si è svolto questo pomeriggio presso la Comunità ebraica di Firenze.
Riprendendo le parole che Papa Francesco ha scritto nella “Fratelli tutti” al n. 249, il presule ha posto l’attenzione sulla “memoria tenace”, quella “che ha il desiderio di trasmettere alle nuove generazioni, che ha il senso delle vittime della storia umana, una memoria che non desidera vendetta e ulteriore violenza”. “In tale quadro è davvero importante ricordarsi del male subito e di quello inferto, così come custodire il ricordo di chi ha fatto il bene”, ha ammonito prima di analizzare una terza dimensione della memoria, “quella della possibilità”, richiamando di nuovo le parole di Papa Francesco quando si riferisce “al ricordo di quanti, in mezzo a un contesto avvelenato e corrotto, sono stati capaci di recuperare la dignità e con piccoli o grandi gesti hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità”. “Tale memoria – ha commentato mons. Gambelli – è importante perché ci rende consapevoli che in situazioni terribili, senza apparenti alternative e facili vie d’uscita, in cui l’unica legge poteva sembrare quella della violenza o della salvezza personale c’è chi ha scelto in maniera differente. Persone che, grazie ad uno sguardo buono e ad un cuore sensibile, hanno immaginato, scelto e quindi posto in essere scelte alternative, hanno visto possibilità che molti non riuscivano a vedere e a pensare, hanno così salvato vite”. Ma la memoria – ha osservato l’arcivescovo – “ha i suoi pericoli”. “Gli storici, gli psicologici e anche i maestri di vita spirituale – ha spiegato – spesso ricordano che vi sono i pericoli delle distorsioni della memoria, della confusione e della poca chiarezza, di una memoria selettiva che ricorda solo aspetti della realtà, di una memoria che si costruisce ‘contro’ qualcuno. In tal senso sappiamo bene dalla storia dell’esistenza del rischio che la memoria sia invasa da narrazioni con secondi fini politici, identitari, violenti che inquinano e ammalano il ricordo personale e collettivo”. “In questo senso – ha aggiunto – la memoria del perdono, della bontà, del soccorso, del bene ricevuto e del bene fatto – come prova di fraternità e come segno della grazia, della חֵסֵד, della fedeltà misericordiosa di Dio – irriga il nostro cuore e illumina la coscienza collettiva di un senso di bene, di gratitudine che ci può guarire dalle non-verità e dalle tentazioni di odio e rivalsa che spesso ci abitano”. L’ultimo aspetto affrontato da mons. Gambelli è stata la “memoria del futuro”. “Il futuro non è – ha rilevato – deciso solo a partire dalla storia già scritta o in corso, ma vi è la possibilità di un futuro aperto ad una novità, alle promesse e al mistero di Dio”. “Il vostro lavoro di ricostruzione di momenti importanti di bene compiuto in tempi bui è importante”, ha concluso l’arcivescovo: “Nutro la fiducia che ci possa aiutare a crescere intellettualmente, spiritualmente e umanamente verso un senso del bene, di riconoscenza e di una memoria responsabile e vigile”.

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