Nuova tappa, a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, per la campagna “#NoMásChicosDescartables” (“Basta ragazzi scartabili”), con giornate di dibattiti e approfondimenti promossi dai “curas villeros”, i sacerdoti dei quartieri periferici della metropoli, e da altre realtà sociali ed ecclesiali. Si è tenuto, tra l’altro, un dibattito sul tema “Il lascito di Francesco: comunità e cultura dell’incontro”. L’evento ha riunito esperti, sacerdoti e testimoni per discutere della situazione dei bambini e degli adolescenti che vivono in povertà.
Padre Lorenzo “Toto” de Vedia ha sottolineato l’importanza della “cultura dell’incontro” per contrastare la tendenza all’”individualismo imperante e la esclusione” che portano a “tre tenebrose ‘C’: calle – cárcel – cementerio” (“strada – carcere – cimitero”). Invece, la Chiesa propone le “3 positive ‘C’: capilla – colegio – club” (“cappella – scuola – club sportivo”). Le statistiche presentate da Nazarena Bauso dell’Odsa-Uca (Osservatorio del debito sociale dell’Università cattolica argentina) hanno mostrato una realtà allarmante: “In Argentina 6 su 10 bambini sono poveri e il 19% sono indigenti”.
Mons. Oscar Ojea, vescovo emerito di San Isidro, ha rievocato l’ispirazione di Papa Francesco alla parabola del Buon Samaritano: “Vedere il fratello caduto e non passare oltre”. Il prossimo appuntamento dell’iniziativa è fissato per il 20 settembre, con un incontro culturale e sportivo nei quartieri popolari, per continuare a promuovere la “cultura dell’incontro” e contrastare l’indifferenza verso i più vulnerabili.