Serbia: Kos (Commissione), “situazione preoccupante”. Belgrado si allontana dall’Ue

EP Plenary session - Wave of violence and continuous use of force against protesters in Serbia

Le tensioni che da dieci mesi scuotono la Serbia irrompono nell’agenda del Parlamento europeo. Martedì 9 settembre l’emiciclo di Strasburgo ha discusso dell’ondata di proteste popolari e la conseguente risposta del governo guidato da Aleksandar Vučić. La Serbia, attualmente candidata all’adesione in Ue, assume da tempo (e proprio per mezzo del suo leader) una posizione spesso ambivalente nei confronti dell’Europa, mostrando poco rispetto nei confronti dei diritti fondamentali e non disdegnando di strizzare l’occhio a Russia e Cina. Intervenendo in aula, la commissaria all’Allargamento, Marta Kos (nella foto), ha definito la situazione in Serbia “preoccupante”, la Commissione segue da vicino da mesi con crescente preoccupazione, complice una società “profondamente divisa e attraversata da sentimenti di frustrazione e odio”. La parola d’ordine è “de-escalation”, conferma Kos, evidenziando l’importanza che Belgrado tenga fede agli accordi in termini di libertà dei media e funzionamento della macchina democratica. “Vogliamo una Serbia veramente libera nell’Unione europea”, concetto che stando a quanto sostiene la commissaria stona con le azioni portate avanti proprio dal presidente Vučić: “La sua partecipazione alle parate militari di Mosca e Pechino, accompagnato da personaggi critici, è uno schiaffo ai membri del Parlamento e non è quello che ci aspettiamo. A Belgrado devono attuare riforme in modo credibile e con azioni concrete, accelerare e sbloccare lo stallo nel processo di riforma, risultati tangibili contro corruzione e per lo stato di diritto, la libertà dei media e una nuova legge elettorale”.

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