Leone XIV: udienza, “grazie della vostra presenza, è una bella testimonianza”

“Grazie della vostra presenza, è una bella testimonianza”. Con queste parole,  pronunciate a braccio, il Papa ha cominciato l’udienza di oggi, che si svolge in una piazza San Pietro affollatissima nonostante la pioggia sulla Capitale. “Sulla croce, Gesù non muore in silenzio. Non si spegne lentamente, come una luce che si consuma, ma lascia la vita con un grido: ‘Gesù, dando un forte grido, spirò’”, l’esordio della catechesi, dedicata alla morte di Gesù. “Quel grido racchiude tutto: dolore, abbandono, fede, offerta”, ha spiegato: “Non è solo la voce di un corpo che cede, ma il segno ultimo di una vita che si consegna”. “Il grido di Gesù è preceduto da una domanda, una delle più laceranti che possano essere pronunciate: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’”, ha ricordato Leone XIV: “È il primo verso del Salmo 22, ma sulle labbra di Gesù assume un peso unico. Il Figlio, che ha sempre vissuto in intima comunione con il Padre, sperimenta ora il silenzio, l’assenza, l’abisso”. “Non si tratta di una crisi di fede, ma dell’ultima tappa di un amore che si dona fino in fondo”, ha puntualizzato il Papa, secondo il quale “il grido di Gesù non è disperazione, ma sincerità, verità portata al limite, fiducia che resiste anche quando tutto tace. In quel momento, il cielo si oscura e il velo del tempio si squarcia. È come se il creato stesso partecipasse a quel dolore, e insieme rivelasse qualcosa di nuovo: Dio non abita più dietro un velo, il suo volto è ora pienamente visibile nel Crocifisso. È lì, in quell’uomo straziato, che si manifesta l’amore più grande. È lì che possiamo riconoscere un Dio che non resta distante, ma attraversa fino in fondo il nostro dolore”. “Il centurione, un pagano, lo capisce”, ha osservato il Pontefice: “Non perché ha ascoltato un discorso, ma perché ha visto morire Gesù in quel modo: ‘Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!’. È la prima professione di fede dopo la morte di Gesù. È il frutto di un grido che non si è disperso nel vento, ma ha toccato un cuore. A volte, ciò che non riusciamo a dire a parole lo esprimiamo con la voce”.

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