“Come Ireneo a Lione nel secondo secolo, così in ognuna delle nostre città torniamo a costruire ponti dove oggi ci sono muri. Apriamo porte, colleghiamo mondi e ci sarà speranza”. Così Papa Leone XIV ha concluso questa mattina nella basilica vaticana l’udienza giubilare, la prima dopo l’interruzione dovuta alla malattia e alla morte di Papa Francesco, incentrata sulla figura del teologo e vescovo Ireneo di Lione. “Anche oggi – ha osservato Leone XIV – le idee possono impazzire e le parole possono uccidere. La carne, invece, è ciò di cui tutti siamo fatti; è ciò che ci lega alla terra e alle altre creature. La carne di Gesù va accolta e contemplata in ogni fratello e sorella, in ogni creatura”. Di qui un’esortazione: “Ascoltiamo il grido della carne, sentiamoci chiamare per nome dal dolore altrui. Il comandamento che abbiamo ricevuto fin da principio è quello di un amore vicendevole. Esso è scritto nella nostra carne, prima che in qualsiasi legge”. Ireneo, maestro di unità, “ci insegna a non contrapporre, ma a collegare. C’è intelligenza – ha precisato il Papa – non dove si separa, ma dove si collega. Distinguere è utile, ma dividere mai. Gesù è la vita eterna in mezzo a noi: lui raduna gli opposti e rende possibile la comunione”. “Siamo pellegrini di speranza, perché fra le persone, i popoli e le creature occorre qualcuno che decida di muoversi verso la comunione. Altri – l’auspicio conclusivo del Pontefice – ci seguiranno”.