“Speriamo che il cessate il fuoco sia definitivo, affinché le famiglie possano rientrare nelle case e cominciare a ricostruire”. Lo afferma l’associazione di solidarietà internazionale “Un ponte per” (Upp) sul cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L’auspico, spiegano dall’associazione, che l’accordo sia “l’occasione per interrompere la fornitura internazionale di armi a Israele” e che “si accenda una luce sulla situazione in Cisgiordania” dove gli attacchi alla popolazione sono fuori controllo. Nonostante l’accordo, spiegano da Upp, “il cessate il fuoco appare fragile e dipende ancora dal voto ufficiale del governo israeliano”. Inoltre, dopo 15 mesi di conflitto, denunciano dall’associazione, “Gaza è ridotta a macerie, le case sono distrutte, i campi agricoli e gli allevamenti spazzati via. 36 ospedali e molte scuole sono rasi al suolo, e l’impatto ambientale e umano sarà devastante per decenni”.
Le testimonianze di “UAWC”, l’organizzazione che rappresenta i piccoli produttori di cibo in Palestina, parlano di una speranza intensamente sentita dalla popolazione, che, pur distrutta, sogna di tornare a casa e ricominciare: “La gente è esausta e ha sofferto enormemente. È un bisogno urgente di porre fine al massacro e alla pulizia etnica in corso da oltre 15 mesi. Sono pronte a ricostruire, piantando tende sopra le rovine”. E aggiungono: “La comunità internazionale ci ha lasciati soli, e questa esperienza ci ha aperto gli occhi sull’ipocrisia del mondo”. Grazie alla solidarietà, con la campagna “Acqua per Gaza”, concludono da UPP, “abbiamo portato aiuti vitali come acqua potabile, cibo, servizi igienici e ripari, ora più che mai, continueremo a stare al fianco della popolazione palestinese”.