“Dopo oltre 15 mesi logoranti siamo commossi per la notizia di un accordo che prevede anzitutto il ritorno degli ostaggi alle loro famiglie, che recupereranno ossigeno e noi, con tutti loro, la speranza di riprendere una vita senza l’ombra di un nuovo 7 ottobre. Ben comprendiamo che è un accordo moralmente lacerante e non facile affatto”. Sono le prime parole espresse ieri dalla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) Noemi Di Segni. “La speranza che accompagna questa commozione – aggiunge Di Segni – è per l’avvio di un piano con alleanze che consentano di porre nuove basi per la stabilità dell’intera area mediorientale. In questi drammatici mesi in cui Israele è stata attaccata da più fronti non solo militarmente, ma anche da una terribile propaganda di distorsione mediatica, fatta di accuse infondate da parte delle principali organizzazioni internazionali e di decisioni della Corte internazionale di Giustizia, il contesto geopolitico risulta travolto e cambiato. La Pace è una parola immensa ed è sempre nel nostro orizzonte; ed è evidente che la vera pace per il popolo palestinese dipende anzitutto dalla sua leadership. Qui nelle nostre comunità e città europee l’imperativo è la lucidità, dettata da un prudente equilibrio: basta a slogan unilaterali che invitano a eliminare Israele, basta a bandiere di un colore solo affisse su balconi anche istituzionali. Lanciamo quindi l’appello a cessare anche il fuoco della distorsione e dell’odio antisemita, a dismettere l’uso di parole come genocidio e crimini di guerra per situazioni assai differenti: parole di cui l’imperativo della Memoria impone di non abusare. Le fondamenta delle nostre fedi devono essere vissute nella comunanza dei valori universali e non nel grido al massacro e al disconoscimento dell’altro”.