Giubileo 2025: mons. Gambelli (Firenze), “siamo pellegrini di speranza”

“Siamo pellegrini di speranza, chiamati particolarmente in questo anno di grazia, a metterci in ascolto con rinnovata attenzione della Sacra Scrittura che illumina le nostre esistenze e ci fa scorgere sempre meglio la presenza del Signore che cammina con noi e in mezzo a noi”. Lo ha detto, ieri, mons. Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, nella messa di apertura del Giubileo. Nell’omelia, dopo essersi soffermato su 3 verbi, “rimanere”, “cercare” e “custodire”, ha raccontato una storia: “In un villaggio vicino a un fiume, viveva una famiglia felice. Erano tre per il momento: il papà, la mamma e un bambino di sei anni. La sera, prima di andare a letto, facevano la preghiera insieme e un angelo del Signore ogni sera raccoglieva le preghiere e le portava in cielo. Un anno le piogge erano state particolarmente abbondanti nel villaggio e il fiume si riempì d’acqua. Durante la notte, l’acqua cominciò a entrare nella casa della famiglia e il papà svegliò la mamma e il bambino. Disse loro: ‘Saliamo sul tetto!’. Sul tetto, si sentivano come naufraghi su un’isola che diventava sempre più piccola. Infatti, l’acqua continuava a salire e arrivò alle ginocchia del papà. Allora disse a sua moglie: ‘Prendi il bambino tra le tue braccia e sali sulle mie spalle! Mettiti in piedi sulle mie spalle e il bambino sulle tue. Non aver paura, qualunque cosa possa succedere io non ti lascerò’. La mamma baciò il bambino e gli disse: ‘Sali sulle mie spalle e non aver paura. Qualunque cosa succeda, non ti lascerò’. L’acqua continuava a salire e inghiottì il papà, la mamma e arrivò all’altezza della fronte del bambino”. L’angelo del Signore, che era venuto a raccogliere le preghiere della sera, ha continuato il presule, “vide solo i capelli del bambino apparire in mezzo alle acque. Con un leggero movimento, afferrò il bambino e tirò. Attaccati al bambino la mamma e il papà uscirono insieme dalle acque. Nessuno aveva lasciato la presa. L’angelo volò via e posò dolcemente l’originale catena su una collina alta, dove le acque non avrebbero mai potuto arrivare. Il papà, la mamma e il bambino si baciarono pieni di gioia. Invece delle preghiere quella sera l’angelo portò in cielo il loro amore e la moltitudine degli esseri celesti approvò con un forte applauso”.
Mons. Gambelli ha concluso: “Ti ringraziamo Padre per averci chiamato oggi qui nella tua casa, come pellegrini di speranza. Manda su di noi la forza dello Spirito Santo perché possiamo adorare il Signore Cristo nei nostri cuori ed essere così pronti a rispondere con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.

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