Giubileo 2025: mons. Boccardo (Spoleto-Norcia), “chiamati a realizzare gesti e azioni di perdono e di riconciliazione e a fare opere di misericordia corporale e spirituale”

(Foto diocesi di Spoleto-Norcia)

“Il cristiano sa che per lui la speranza è una responsabilità, soprattutto oggi che gli orizzonti culturali sono spesso profondamente asfittici ed è difficile formulare speranze a lunga durata e capaci di reggere una vita”. È uno dei passaggi dell’omelia che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, ha tenuto in duomo ieri per l’avvio dell’Anno giubilare della speranza.
Nell’omelia mons. Boccardo, ricordando le parole del Papa all’apertura della Porta Santa a San Pietro, ha affermato: “Anche noi, come Chiesa diocesana, vogliamo attraversare idealmente quella Porta per andare incontro al Signore Gesù, la Porta che il Padre misericordioso ha aperto perché tutti possiamo fare ritorno a Lui. Lo faremo con l’esercizio costante della conversione personale che troverà nella Confessione il suo sigillo sacramentale; lo faremo realizzando gesti e azioni concrete di perdono e di riconciliazione; lo faremo con le opere della misericordia corporale e spirituale che ci conducono ad incontrare e servire Cristo nella persona dei fratelli (cf Mt 25, 40); lo faremo frequentando le quattro chiese giubilari” (duomo di Spoleto, basilica Santa Rita a Cascia, santuario della Madonna della Stella in Montefalco e santuario di S. Francesco al Monteluco di Spoleto, ndr), “oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza”; “lo faremo con i pellegrinaggi giubilari che, nella bella stagione, ci condurranno come pievanie ad alcuni luoghi significativi della fede e della devozione del popolo cristiano; lo faremo accogliendo con gratitudine il dono dell’Indulgenza giubilare, che raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità e a crescere nell’amore. Lo faremo ancora intensificando il nostro impegno – équipes pastorali, sacerdoti e fedeli laici – nella edificazione delle pievanie come luoghi ecclesiali capaci di far germogliare sogni, intrecciare relazioni, stimolare fiducia, fasciare ferite, aprire orizzonti; decisi a non cedere alla ricorrente e mortifera tentazione che rivendica autonomia per le comunità; desiderosi di suscitare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ci qualifichi ogni giorno di più come popolo che cammina zelante nella fede, operoso nella carità e perseverante nella speranza (cf 1 Tess 1, 3)”.

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