Giubileo 2025: mons. Tisi (Trento), “non è un ‘anno magico’”. Ai giovani, “vi consegno il volto di Gesù, la sua umanità che non smette di affascinarmi”

(Foto Zotta per diocesi di Trento)

Si è aperto, ieri, con più di mille fedeli e nel segno delle nuove generazioni l’Anno Santo in diocesi di Trento. Trecento adolescenti e giovani, provenienti da tutta la diocesi, hanno accompagnato la grande croce del Giubileo realizzata dagli allievi falegnami del secondo anno della Scuola di formazione professionale di Tesero. Il legno proviene dagli alberi abbattuti da Vaia e colpiti dal bostrico: segno di rinascita e di speranza, vero filo conduttore dell’Anno Santo dal titolo “Pellegrini di speranza”, inaugurato da Papa Francesco la sera del 24 dicembre in San Pietro.
La grande croce, colorata di oro e di rosso, è stata portata a mano da alcuni degli artefici dalla chiesa di San Francesco Saverio fino alla cattedrale e collocata al centro del presbiterio. Qui la messa – presieduta dall’arcivescovo Lauro Tisi, accanto al vescovo emerito di Trento, mons. Luigi Bressan, e a mons. Mariano Manzana, vescovo emerito di Mossorò (Brasile) – è proseguita con la benedizione dell’acqua a ricordo del sacramento del Battesimo.
Ad animare la solenne liturgia, concelebrata da un’ottantina di preti e alla presenza di molti diaconi, la Cappella musicale del duomo insieme ai cori delle Valli di Non e Sole e al coro parrocchiale di Spiazzo Rendena.
“Non ‘anno magico’, ma ‘Anno Santo’”, ha esordito mons. Tisi nell’omelia. “Come Maria e Giuseppe, pur nello smarrimento e nell’angoscia di quest’ora segnata da guerre, ingiustizie planetarie, violenza diffusa, compresa quella contro il creato, siamo invitati – ha aggiunto il presule – a cercare nei volti degli uomini e delle donne del nostro tempo l’umanità di Gesù”.
I primi volti sono quelli dei giovani seduti sul pavimento del duomo in ascolto dell’arcivescovo, che li ha ringraziati per la loro capacità di mantenere intatti “stupore e meraviglia, disponibilità alla novità”.
“A tutti voi e a tutte le comunità della diocesi, come vescovo, sento – ha aggiunto mons. Tisi – di non avere altro da consegnare se non il volto di Gesù, la sua umanità che non smette di affascinarmi, di scaldarmi il cuore, di regalarmi speranza. Non mi stancherò di dirlo: Gesù ha dimostrato di essere veramente Dio mostrando come si può essere veramente uomini”.
Di qui l’invito alle comunità a riscoprire l’umanità di Cristo attraverso l’Eucaristia, curando in particolare le celebrazioni e rendendole più partecipate e accoglienti soprattutto pensando ai più giovani.
Il presule ha poi evocato un elemento caratterizzante il Giubileo nella storia come il “lasciar riposare la terra e la remissione del debito”. Di qui l’appello a “far riposare le nostre parole liberandole dall’aggressività” e a riconoscere “con serenità – ha continuato – la presenza in noi del bisogno di essere perdonati e riconciliati”.
Il Giubileo, l’auspicio dell’arcivescovo, dovrà aiutare a far sì che “le nostre comunità diventino comunità vocazionali”, nella bellezza del matrimonio, del ministero sacerdotale, nella vita religiosa o missionaria.
All’uscita dal duomo è stato distribuito ai fedeli il messaggio di mons. Tisi in occasione del Giubileo “Nella terra della speranza” e il santino con l’immagine della croce del Giubileo (e la spiegazione redatta dai ragazzi di Tesero) accanto alla preghiera dell’Anno Santo.
La croce del Giubileo sarà esposta e caratterizzerà tutti i momenti di preghiera nell’Anno giubilare nelle chiese che ne hanno fatto richiesta, particolarmente le quattro chiese giubilari – oltre alla cattedrale, la basilica di Sanzeno, il santuario di Piné e la chiesa di San Vigilio a Spiazzo Rendena – dove sosterà più a lungo, con momenti di spiritualità e preghiera.

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