Un importante libro sulle origini dell’assistenza spirituale ospedaliera in Italia. Si intitola “Mons. Luigi Novarese. Quindici anni di attività pastorale e legislativa ospedaliera. Sintesi della sua attività svolta quale incaricato della Cei per l’assistenza spirituale ospedaliera (1962-1977)” e sarà presentato in occasione del XXVI Convegno nazionale di pastorale della salute “Con i sofferenti pellegrini di speranza” che si terrà a Roma dal 12 al 14 maggio presso la Casa San Juan de Avila.
“Il futuro dell’assistenza spirituale negli ospedali dipende da chi ha il coraggio di vedere nel malato non solo un corpo da curare, ma un’anima da accompagnare”, scriveva Novarese (1914-1984), sacerdote piemontese nato a Casale Monferrato e beatificato l’11 maggio 2013.
Il volume offre un’interessante panoramica attraverso documenti inediti sul ruolo del beato Novarese nella nascita del Sssn, focalizzando l’attenzione sul contributo fondamentale che Novarese diede alla legislazione italiana circa l’assistenza spirituale nei luoghi di cura, con effetti diretti e tuttora vigenti sulla tutela di tale diritto degli ammalati. Contribuì all’inserimento dell’assistenza religiosa come diritto fondamentale nella legislazione ospedaliera e la sua azione portò al riconoscimento giuridico del cappellano ospedaliero come figura di ruolo.
“Siamo convinti che sia opportuno leggere queste pagine, perché dalle fatiche di monsignor Novarese, ma anche dalle sue visioni profetiche, dal suo impegno e dalla complessità degli scenari che ha dovuto affrontare, possiamo trarre nuova linfa, nuova forza per disegnare una pastorale della salute che sia sempre più vicina ai sofferenti”, scrive nella prefazione al volume don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. Novarese “diede voce agli ammalati, vedendoli come protagonisti della società e non solo destinatari di cure – si legge in una nota -. Propose una pastorale innovativa, che armonizzasse le competenze mediche e spirituali di tutte le figure coinvolte: amministrazione ospedaliera, operatori sanitari, pastorali, ammalati e famigliari. Tutti erano chiamati a compiere insieme un cammino di consapevolezza rispetto al senso del momento che attraversavano. Il suo messaggio era chiaro: anche chi soffre può portare luce e speranza, contribuendo al bene comune nell’unione salvifica con Cristo”.