Leone XIV: i missionari italiani in Perù, “si è guadagnato l’affetto del popolo con la sua vicinanza, umiltà e lavoro instancabile”

I missionari italiani in Perù, per voce di Daniele Mauri – che assieme a Gilberto Longoni e Fiorenza Fattorini vive in una comunità missionaria nella periferia poverissima attorno a Lima – tracciano il profilo di Papa Leone XIV, Robert Prevost, per molti anni prima missionario e poi vescovo a Chiclayo, diocesi nel nord del paese. Mauri rilancia una Nota della Commissione episcopale di Azione sociale della Conferenza episcopale peruviana dal titolo: “Papa Leone XIV, continua a camminare con il tuo popolo”. I vescovi della Ceas ricordano come Robert Prevost abbia fatto parte della direzione della Commissione durante il tempo nel quale fu vescovo di Chiclayo, dal 2018 al 2023. Ha avuto, dice la nota, “una particolare attenzione per i migranti e per la tratta delle persone, che è una problematica molto complessa a Chiclayo. Diede un grande impulso alla Commissione di prevenzione degli abusi della Cep, della quale fu anche vicepresidente, ricoprendo un ruolo importante nel commissariamento di Sodalicio, la società di vita apostolica peruviana indagata dal Vaticano per una serie di abusi perpetrati da alcuni suoi membri. Per questo suo impegno mons. Prevost subì una forte campagna di delegittimazione personale, che però non intaccò il suo lavoro”.
Yolanda Diaz, collaboratrice di mons. Prevost a Chiclayo, confoda a “Popoli e Missione” che il suo lavoro sui diritti umani ha avuto diverse sfaccettature: “Dai migranti alla mobilità umana, dalla salute all’ambiente”. “Avviò”, afferma Diaz, “una riforma pastorale nella diocesi sotto diversi aspetti: una delle prime cose che fece fu di rafforzare la pastorale sociale, che fino ad allora non aveva una struttura organizzativa”.
Sulla stessa linea mons. David Martínez de Aguirre Guinea, vescovo di Puerto Maldonado, che ha condiviso con mons. Prevost alcuni incarichi nella Conferenza episcopale peruviana: “Un vescovo molto vicino alla gente: in pieno Covid si era dato da fare per i soccorsi e per promuovere una campagna per l’istallazione di un impianto di ossigeno in un contesto con elevato numero di vittime”. “E poi”, continua mons. Martinez, “lo ricordo benissimo con gli altri vescovi del Perù a Puerto Maldonado nel gennaio del 2018 nella famosa visita di Papa Francesco, preludio del Sinodo per l’Amazzonia”.
Maria Soave Buscemi, biblista e missionaria, dice: “Il nuovo Papa è nato negli Stati Uniti ma ha anche la nazionalità peruviana, avendo trascorso gran parte della sua vita in Perù, servendo Dio in zone rurali, tra comunità indigene, in luoghi dove spesso nemmeno lo Stato arriva: conosce il cuore dell’America Latina. Prima di diventare vescovo era il superiore generale degli agostiniani: ha viaggiato e lo conoscono in Asia, in Africa, in America, in Europa… Prima di arrivare in Vaticano era vescovo a Chiclayo: lì si è guadagnato l’affetto del popolo con la sua vicinanza, la sua umiltà e il suo lavoro instancabile per i più bisognosi. È stato anche lui un migrante come milioni di persone nel mondo. La sua storia attraversa confini, lingue e culture. Non viene dal potere o dal privilegio, ma dalle strade polverose dell’America Latina. Per questo la sua scelta è un messaggio di speranza a tutti coloro che hanno dovuto lasciare la propria terra: ci dice che Dio cammina anche con coloro che migrano”.

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