“Noi tutti che viviamo in Terra Santa sentiamo di avere un profondo debito di riconoscenza nei confronti di Papa Francesco. Lui si è interessato di noi fino alla fine. Ci ha portato nel cuore fino all’ultimo giorno. Ha gridato invocando per noi la pace fino al suo ultimo respiro”. Lo ha ricordato padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, nella celebrazione in suffragio di Papa Francesco, che ha avuto luogo oggi a Gerusalemme, nella basilica del Santo Sepolcro, presieduta dal Patriarca di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, con i capi delle Chiese di Gerusalemme, alla presenza di diplomatici, fedeli, pellegrini. Presenti, riferisce la Custodia di Terra Santa, anche fedeli provenienti dalla Cisgiordania. Citando il messaggio “Urbi et Orbi” del giorno di Pasqua, che “ha il sapore del testamento spirituale e del congedo”, il Custode ha affermato: “Papa Francesco non ha mai dimenticato nessuno di noi che viviamo in questa Terra Santa e tormentata, soprattutto non ha mai dimenticato i più vulnerabili e i più sofferenti. Non ha mai scelto la facile via dell’equidistanza salomonica, ma quella dell’empatia e della compassione, che sente come propria la sofferenza di ogni singola persona: quella di chi ha perso un familiare come quella dell’ostaggio, quella del bambino colpito dalle bombe poco intelligenti e quella della madre che non ha più lacrime per piangere un figlio che non potrà più rivedere, o abbracciare o nutrire”. Da qui l’invito del Custode “a raccogliere le parole di Papa Francesco, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, dai più grandi ai più piccoli, dai leader religiosi a quelli politici”. Perché, ha aggiunto, “la Pasqua che noi celebriamo, non ha solo una dimensione religiosa, ma ha anche una dimensione politica e nessuno può dirci che queste sono semplicemente belle parole di un idealista illuso che non sa come funziona il mondo e come procede la storia. No! Queste sono le parole di un uomo che crede nella potenza trasformante della Pasqua, della risurrezione di Gesù Cristo”. Infine, l’auspicio: “Vorrei che da Papa Francesco imparassimo a interiorizzare quel sentimento di misericordia che ha caratterizzato la sua predicazione e i sui gesti e che nel nostro contesto di vita vuol dire tornare ad essere umani nel provare compassione, perché altrimenti non riusciremo nemmeno a trovare pace”.