“Avevo la consapevolezza profonda di essere davvero davanti a san Pietro, il successore scelto da Cristo, la roccia su cui si fonda la nostra fede”. Così al Sir il sacerdote italiano don Mimmo Basile, responsabile delle Missioni cattoliche di lingua italiana nel Canton Zugo, in Svizzera, racconta la sua esperienza con Papa Francesco che ha incontrato a Santa Marta nel 2019 ed ha partecipato ad una liturgia eucaristica privata presieduta dal Pontefice nella cappella. Un momento che don Basile definisce “indelebile”: Papa Francesco “si è avvicinato, mi ha stretto le mani, mi ha guardato negli occhi e mi ha sorriso. In quell’attimo, ho sentito una grande emozione, ma anche una serenità profonda: come se tutte le fatiche e le incertezze si sciogliessero in una nuova fiducia”. È seguito – ci racconta il sacerdote – un breve dialogo con il papa che “si è mostrato riconoscente per il lavoro pastorale che svolgiamo tra le comunità italiane in Svizzera. Le sue parole, semplici e sincere, sono state per me una conferma e un incoraggiamento. Mi ha ringraziato per il servizio reso a tanti nostri connazionali lontani dalla patria, sottolineando l’importanza di portare la vicinanza e la presenza della Chiesa anche a chi vive lontano dall’Italia”. E poi la benedizione che “ha voluto donarmi personalmente, invocando su di me e sul mio lavoro missionario la protezione e la forza dello Spirito Santo. In quel gesto ho percepito tutto l’abbraccio della Chiesa e la grazia di essere ‘confermato nella fede’, come Gesù con gli apostoli dopo la Risurrezione”.
Oggi, riguardando le foto di quei momenti il sacerdote sente tutta l’importanza di quella celebrazione con il papa che è stata “un’epifania della fede: un invito a guardare avanti e a sentirmi parte viva della Chiesa di Cristo. La presenza spirituale di Papa Francesco – la sua umiltà, il suo sguardo pieno di speranza, il suo incoraggiamento – rimane con me come segno indelebile di un incontro che ha rinnovato la mia vocazione e la mia fiducia in Dio”.