Papa Francesco: mons. Carbonaro (Potenza), “la sua esistenza è stata Vangelo vivo”

“La sua esistenza è stata Vangelo vivo”. Lo ha detto mons. Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, ricordando nella messa il Pontefice come colui che ci ha aperto “vie della vita”. “La sua esistenza è stata Vangelo vivo per uomini e donne che hanno riconosciuto in lui la forza del Risorto, il suo dinamismo dentro la storia. Attraverso l’attenzione e la cura degli ultimi e dei poveri, Papa Francesco ci ha insegnato ad intraprendere strade di comunione; ad attraversare confini di speranza; ad individuare orizzonti di pace; per tutti i cercatori della vita e della verità, che nasce dall’incontro con il Risorto”, ha osservato il presule. “Non si è fermato davanti all’ostinazione del cuore umano, non ha piegato il suo sguardo davanti alle miserie dell’odio e della guerra, ma ha alzato la voce, ricordando che il comune destino dell’umanità, è la vita dell’altro non la sua morte. Perché mio fratello viva, e viva nella dignità e nella libertà, ti sei caricato come il Buon Samaritano, della voce dei migranti, dei prigionieri, dei segnati dall’orrore della morte. Di quella che hai continuato a chiamare: la terza guerra mondiale a pezzetti. E questi frammenti di odio, come schegge impazzite, arrivano a noi, entrano dentro le nostre case, ci rendono impotenti, inquieti. Abbiamo imparato da te a riconoscere il male che si nasconde dietro le scelte di chi l’umanità la vuole fare a pezzi”. Ed “è proprio nella tua ultima lettera alla Chiesa e agli uomini e donne di buona volontà, che ci hai ricordato, come i frammenti delle nostre vite spezzate, vanno ricomposti nel cuore di Cristo, l’unico che li più ricostituire in unità. Ci hai detto di guardare al nostro cuore perché da lì, possiamo ritrovare la sorgente di nuovi inizi. Ci mancherà la tua voce, in questi giorni soffocata dalla malattia, ma sempre coraggiosa”. Per mons. Carbonaro, “ci rimane l’eredità del Vangelo di speranza che lasci nel tuo magistero di misericordia e di vicinanza. La presenza del Risorto, il suo abbraccio, sarà la ricompensa alle tue fatiche, come lo fu davanti alle lacrime delle donne il mattino di Pasqua”. L’arcivescovo ha concluso: “Avremmo voluto trattenerti ancora con noi, nonostante la tua fragilità, ma la Chiesa appartiene a Cristo tuo e nostro Signore, che continua a darci appuntamento nella Galilea dei nostri giorni. Lì, nelle periferie esistenziali, tra il meticciato di una umanità piagata e sofferente, il Risorto non lascerà mancare un Pastore secondo il suo cuore per la Chiesa del nostro tempo. Grazie, amato Papa Francesco”.

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