Unicef, Fao e Wfp avvertono che il Sud Sudan continua ad affrontare una grave crisi alimentare e nutrizionale, destinata a peggiorare senza un intervento umanitario urgente. Secondo l’ultimo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), oltre metà della popolazione – circa 7,56 milioni di persone – dovrà affrontare una crisi o livelli ancora più gravi di fame durante la stagione di magra del 2026, da aprile a luglio. Si prevede inoltre che più di 2 milioni di bambini soffriranno di malnutrizione acuta. La fame si aggrava in molte aree del Paese, con circa 28.000 persone nelle regioni di Luakpiny/Nasir e Fangak che vivono livelli catastrofici di fame (fase 5 dell’Ipc). Le zone meridionali di Luakpiny/Nasir sono a rischio di carestia in uno scenario peggiore caratterizzato da conflitti persistenti, restrizioni di accesso, inondazioni ed epidemie. L’aumento dell’insicurezza alimentare è dovuto a una combinazione di fattori: escalation del conflitto, sfollamenti, crisi economica, shock climatici e difficoltà di accesso agli aiuti. Al contrario, le aree dove la pace è stata mantenuta mostrano lievi segnali di miglioramento. “La fame che stiamo osservando nel Sud Sudan deriva anche dall’instabilità dei sistemi agroalimentari”, ha dichiarato Meshack Malo, rappresentante della Fao. “Solo con la pace e la ripresa dell’agricoltura le famiglie potranno ritrovare la loro dignità”.
L’accesso umanitario rimane una delle sfide più critiche: in molte zone l’insicurezza, le strade dissestate e le inondazioni isolano intere comunità per mesi. “Si tratta di una traiettoria allarmante”, ha affermato Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale del Wfp. “Dove la pace è stata mantenuta e gli operatori hanno accesso, la popolazione mostra segni di ripresa. È fondamentale consolidare questi progressi”. Nel 2026 sei regioni potrebbero registrare livelli record di malnutrizione acuta, aggravati da sfollamenti, scarsità di cibo e acqua, servizi sanitari insufficienti e diffusione del colera. Entro giugno 2026, 2,1 milioni di bambini sotto i cinque anni e 1,1 milioni di madri saranno a rischio. “I bambini non sono responsabili dei fattori che li hanno resi vulnerabili. Garantire accesso sicuro ai servizi salvavita è ora più urgente che mai”, ha dichiarato Noala Skinner, rappresentante dell’Unicef.