Scout: Agesci, “essere artigiani di pace”, “educare con coraggio e tenerezza”

“Iniziamo questo nuovo anno scout con il cuore inquieto e ardente. Inquieto per le ferite del mondo, per le guerre che non cessano, per le ingiustizie che gridano. Ardente per il desiderio di fare la nostra parte, di essere artigiani di pace, di educare con coraggio e tenerezza”. Lo scrivono, in una lettera, Giorgia Caleari e Fabrizio Marano, rispettivamente capo guida e capo scout d’Italia dell’Agesci, all’inizio del nuovo ano associativo. “Viviamo in un tempo – si legge nella missiva, in cui le parole, anche quelle giuste, si fanno spesso pietre che feriscono, in cui le opinioni si urlano e le differenze si trasformano in muri. Noi guide e scout scegliamo ancora una volta di camminare controcorrente, ma non contro qualcuno, perché scegliamo di essere sempre per: per l’altro, per la pace, per costruire. Perché educare è sempre un atto di speranza, è credere che il bene abita in ciascuno, è vedere nell’altro un fratello, è renderci umili nel lasciarci accogliere”. La “nostra nonviolenza è scelta educativa, è stile, è linguaggio, è testimonianza. È il coraggio di usare parole che uniscono, gesti che curano, silenzi che ascoltano. È la dolcezza attiva che trasforma le relazioni e genera comunità”, sottolineano aggiungendo che in questo cammino “ci accompagnano le Strategie nazionali di intervento approvate dal Consiglio generale 2025, che ci invitano a essere ‘custodi di sogni’, capaci di accogliere il tempo presente e di amarlo attraverso il nostro impegno educativo quotidiano. Le Strategie ci chiedono di ‘custodire il bene nelle ombre della storia tenendo per mano la pace’ e di scegliere la ‘via del noi’ come antidoto al cinismo e alla solitudine, come segno profetico di speranza. Sentiamo che solo riconoscendoci un noi possiamo attraversare questo tempo complesso, questo tempo di conflitti che ci chiama ad agire nello stile scout”. “Custodiamo le nostre comunità! Comunità è il nostro modo di essere e di abitare l’Associazione, il mondo, la Chiesa, il modo in cui educhiamo e ci formiamo, dove le relazioni tra generazioni diverse diventano linfa e forza perché i sogni realizzino una storia più grande. Comunità è il nostro modo di camminare controcorrente!”. Mentre il “Giubileo della Speranza” si avvicina alla sua conclusione, “ci resti – concludono – nel cuore ciò che ci ha donato: la dolcezza della fraternità, la gioia della riconciliazione, il coraggio di attraversare i varchi più stretti per imparare ad alzare lo sguardo, a leggere i segni di Dio nella storia, a lasciarci toccare dalla grazia, a vivere ogni gesto di pace con intensità. Che la sua Luce continui a rischiarare il nostro cammino, sostenendo la fedeltà alla Promessa: essere ogni giorno costruttori di speranza, testimoni di un amore che si fa servizio”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi