Alla vigilia della conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima, la Cop30, in programma a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre, Amnesty International chiede ai leader mondiali di porre le persone – e non i profitti o il potere – al centro dei negoziati, impegnandosi per una “uscita completa, veloce, equa e finanziata dal fossile” e per una “giusta transizione verso fonti energetiche sostenibili per tutte e per tutti”. “La crisi climatica globale è la più grande minaccia al nostro pianeta e richiede una risposta adeguata”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, che parteciperà ai lavori della Cop30. Callamard ha ricordato che “le conseguenze del cambiamento climatico stanno diventando sempre più gravi, con tempeste, incendi, siccità, inondazioni e l’innalzamento del livello del mare che minaccia interi Stati insulari”. Secondo Amnesty, la Cop30 rappresenta “un’occasione per resistere collettivamente a coloro che cercano di annullare anni di impegni per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi”. L’organizzazione chiede ai governi di “non allinearsi alle posizioni dell’amministrazione Trump, che nega l’accelerazione della crisi climatica”, ma di “mostrare autentica leadership in materia di clima”, difendendo la scienza e contrastando le pressioni delle lobby dei combustibili fossili. Amnesty invita inoltre gli Stati a garantire “finanza climatica significativa”, sotto forma di contributi e non di prestiti, da parte dei Paesi più responsabili delle emissioni, e a “proteggere le attiviste e gli attivisti per il clima, spesso vittime di persecuzioni e violenze”. A Belém, Amnesty sarà accompagnata da rappresentanti di movimenti e comunità indigene e ambientaliste di Brasile, Ecuador, Paraguay e Perù – tra cui le Guerriere per l’Amazzonia, la Rete delle voci nere per il clima e l’Unione delle persone colpite dalla Texaco – per chiedere giustizia climatica e tutela dei diritti umani. L’organizzazione sollecita le delegazioni presenti alla Cop30 a definire un piano chiaro e vincolante per l’uscita dal fossile e potenziare il finanziamento climatico globale; garantire nuovi contributi al Fondo per perdite e danni, assicurando trasparenza e accesso diretto alle comunità colpite. Amnesty chiede infine al Brasile, presidente della Cop30, di mostrare “leadership” promuovendo la partecipazione delle persone che difendono il clima e guidando il lancio del nuovo Meccanismo di azione di Belém per una transizione giusta ed equa. “Un futuro libero dal fossile è essenziale per la sopravvivenza dell’umanità”, ha concluso Callamard. Il 12 novembre Amnesty pubblicherà una nuova ricerca con una mappatura dei potenziali danni causati dall’industria del fossile.