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Regno Unito: scuole pubbliche e limite agli alunni cattolici, passo indietro del governo britannico

“Diamo il benvenuto alla proposta del governo di eliminare il ‘faith based admission cap’ e chiediamo ai cattolici di Inghilterra e Galles di rispondere positivamente, partecipando al processo di consultazione”. Con queste parole il vescovo responsabile del settore educazione Marcus Stock ha espresso il sollievo della Conferenza episcopale inglese per la decisione del ministro dell’istruzione britannica Gillian Keegan di non limitare più al 50% il numero di alunni cattolici ammessi nelle nuove scuole pubbliche, gestite dalla Chiesa, ma finanziate dallo stato britannico. L’ultima parola verrà detta alla fine di un processo di consultazione che durerà sette settimane e si concluderà il 20 giugno prossimo. Risale a metà Ottocento questo accordo tra Chiesa e Stato, quando i vescovi chiesero di poter gestire istituti nei quali venisse trasmessa la fede alle nuove generazioni di cattolici che avevano appena riacquistato i diritti civili. Oggi queste scuole sono sotto attacco da parte delle associazioni di atei più aggressive, come “Humanists UK”, perché dividerebbero la società. Per questo motivo, nel 2010, venne introdotto il limite del 50% agli alunni cattolici ammessi. A quel punto, però, la Chiesa decise di non aprire nuovi istituti. Nel suo comunicato il vescovo Stock sottolinea come le 2.169 scuole cattoliche primarie e secondarie, in Inghilterra e Galles, accolgano una percentuale di minoranze etniche più alta, rispetto alla media, e di come accolgano molti alunni con bisogni educativi speciali.

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