Papa Francesco: Spes non confundit, “l’indulgenza giubilare è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto”

(Foto Vatican Media/SIR)

“L’indulgenza giubilare, in forza della preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché ottengano piena misericordia”. Lo spiega il Papa, nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario 2025, “Spes non confundit”. “L’indulgenza permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio”, prosegue Francesco a proposito della “pienezza del perdono di Dio che non conosce confini”. “La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno”, ribadisce il Papa: “Non rinunciamo alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati!”. Il peccato, tuttavia, “lascia il segno”, cioè “porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori”: questi “residui del peccato”, spiega il Papa, “vengono rimossi dall’indulgenza”, che in base alle indicazioni della Penitenzieria Apostolica diverrà una pratica effettiva durante l’anno giubilare. “Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta”, sostiene Francesco, secondo il quale “il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime”. Come è accaduto nel Giubileo Straordinario della Misericordia, nel 2016, anche nel Giubileo Ordinario 2025 i Missionari della Misericordia potranno esercitare il loro ministero, “restituendo speranza e perdonando ogni volta che un peccatore si rivolge a loro con cuore aperto e animo pentito: “Auspico che i vescovi possano avvalersi del loro prezioso servizio, specialmente inviandoli laddove la speranza è messa a dura prova, come nelle carceri, negli ospedali e nei luoghi in cui la dignità della persona viene calpestata, nelle situazioni più disagiate e nei contesti di maggior degrado, perché nessuno sia privo della possibilità di ricevere il perdono e la consolazione di Dio”.

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